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Olimpiadi: vince l’Eurozona

Sono 10.500 gli atleti, provenienti da 205 Paesi, che si stanno cimentando nei Giochi Olimpici di Londra. E, con buona pace  del barone de Coubertin, tutti con un unico sogno,  che nella gran parte dei casi resterà tale: coronare la propria partecipazione portando a casa una medaglia.

Statisticamente, solo il 9% di loro ha questa probabilità.

Quale Paese invece se ne aggiudicherà il maggior numero?

A fare una previsione in questo senso si sono cimentati Harm Bandholz e Andreas Rees di UniCredit Research.

Il primo ricercatore a cimentarsi in previsioni “olimpiche” è stato Ball nel 1972, anche se probabilmente lo studio più noto è quello di Bernard and Busse che teneva conto della popolazione e del Pil pro capite. Il tutto però corretto da alcune variabili, quali essere il Paese ospitante o un membro del blocco sovietico o di altre economie pianificate centralmente.

Se si analizzano i risultati delle precedenti competizioni, si nota che i fattori chiave che hanno influito sul successo di una nazione sono la numerosità della popolazione, le risorse finanziarie dedicate allo sport, il fatto di avere un’economia centralmente pianificata e il vantaggio di ‘giocare in casa’. Ci sono inoltre Paesi che investono maggiormente sullo sport e questo dà frutti per più edizioni dei giochi. Al contrario, pare non esista il cosiddetto effetto ‘cricket-and-rugby’, la teoria secondo cui gli inglesi avrebbero danneggiato il successo dei Paesi del Commonwealth diffondendo discipline non olimpiche, come appunto il cricket e il rugby.

Harm Bandholz e Andreas Rees hanno costruito il loro modello predittivo su sei variabili: popolazione, il Pil reale pro capite corretto con il potere d’acquisto, la quota medaglie, il fatto di essere o meno Paese ospitante o un Paese a economia centralmente pianificata. Il modello di previsione si basa sull’andamento del palmares finale di 130 nazioni nei Giochi Olimpici tenuti tra il 1952 e il 2008, un totale di 1.175 analisi.

Alla fine il palmares di vittorie, secondo le stime di UniCredit Research, andrà ai Paesi dell’Eurozona con 169 medaglie (a Pechino nel 2008 ne avevano totalizzate 174) che dovrebbero distaccarsi così dagli Stati Uniti (110 contro le precedenti 102) e dalla Cina con 100 medaglie. Al quarto posto, dovrebbe piazzarsi la Russia con 74 medaglie (73), seguita da Gran Bretagna (68 medaglie contro 47 nel 2008), Australia (42 contro 46), Germania (41, invariate) e Francia (40 contro 41). L’Italia si qualifica all’11° posto, nelle stime, con 28 medaglie.

Se non vi convince la metodologia o se siete sconfortati per le perfomance della vostra nazione, ricordatevi il barone Pierre de Coubertin: ‘La cosa più importante nella vita non è il trionfo, ma la lotta; l’essenziale non è aver vinto, ma aver combattuto bene’.

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