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PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO LAVORO DI FERNANDO SAMMARCO “SALLENTUM”

27 Giugno 0re 19,00 Presso Tipografia del Commercio Via dei Perroni 21 – LECCE

Dialoga con l’autore lo scrittore Maurizio Nocera, introduce il Coordinatore del Comitato Promotore per il Club per l’UNESCO di Lecce Pompeo Maritati

Con “Sallentum”  Fernando Sammarco  conclude la lunga ricerca che nel corso del tempo ha già dato alla luce “I Leoni di Messapia”(1999),  “I Leoni di Messapia II – Il Cerchio di Fuoco”(2004) e “Re Arthas il Grande Leone di Messapia”, nel 2010.

In questo suo ultimo lavoro sembra quasi che l’Autore fosse lì, ancora una volta, testimone senza tempo di un pezzo di storia, di cui si è persino perso il ricordo e che sempre con grande fatica stenta a farsi strada tra le pagine dei libri di storia. È come se Fernando Sammarco fosse immerso in un tempo infinito e avesse scelto di vivere e di agire come l’ultimo dei Messapi, assumendo su di sé il sacro compito di custodire la memoria di quelle antiche genti, a cui con grande slancio spirituale ha da lungo tempo votato la sua stessa esistenza.

Sallentum, perciò, può essere definito un romanzo storico nel senso pieno del termine, inserendosi, a buon diritto, in un consolidato filone, che ci rimanda alla tradizione inglese e agli stessi maestri di questo genere letterario. Un simile romanzo, ovviamente,  non si improvvisa, né può essere frutto di subitanea ispirazione. Anche questo, come gli altri, affonda le proprie radici nella storia stessa dell’Autore, quando, fanciullo, assorbiva l’amore per l’archeologia e per i Messapi, in particolare, direttamente dalle labbra del padre Beniamino, mentre lo conduceva per mano tra le antiche vestigia di quel grande popolo venuto dal mare.

L’opera di Sammarco ha richiesto una approfondita e paziente ricerca sulla storia dei Messapi, sulle loro origini, sulle loro consuetudini di vita, sulla loro religione, sulla loro organizzazione politica e militare, sulla loro economia, sui loro istituti politici e giuridici, sui loro costumi, sui loro usi, sui loro comportamenti, sulla loro società.

Essa si configura, perciò, non come puro diletto della fantasia, ma come un seducente compromesso tra il rigore storico e la finzione scenografica e recitativa, al fine di facilitare la comprensione di un’epoca tanto distante da noi, quanto poco nota, e quasi misteriosa nei suoi accadimenti, se è vero – come è stato egregiamente osservato – che la storia antica si riduce spesso a un’esilissima trama di riferimenti a vicende per lo più belliche.

Il rigore scientifico, la finzione scenografica e recitativa sono, perciò, la cifra di riferimento dell’opera e ci offrono le chiavi di lettura per penetrarla e interpretarla.

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