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Macchine ferme e batterie “morte” per colpa del coronavirus

Aumentano gli interventi per far ripartire i veicoli. Il suggerimento disatteso: avviare il motore almeno ogni 15 giorni

La “Fase 2” dell’Emergenza “Coronavirus” è già partita da una settimana e solo adesso molti si rendono conto che aver lasciato i propri veicoli fermi senza averli mai accesi nel lungo periodo di blocco forzato ha causato non pochi problemi alle batterie. Tantissime, infatti, sono le autovetture e i motocicli che non ripartono perchè hanno gli accumulatori scarichi. Per esempio, il Touring Club Svizzero (TCS) ha già lanciato l’allarme per cui, stando ai i dati raccolti finora pare che le batterie un pò più datate vecchie abbiano avuto difficoltà durante questo periodo di spegnimento forzato. Il consiglio che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile rilanciare è abbastanza semplice: è sufficiente avviare il motore almeno ogni 15 giorni. Quando una batteria ha più di tre anni, infatti, si consiglia di accendere l’auto almeno ogni due settimane perchè dovrebbe essere noto che ogni condensatore elettrico “invecchia”. E con il tempo perde la sua capacità di accumulare energia. Nella sola Svizzera, per esempio Laurent Pignot, portavoce del TCS ha dichiarato: «Siamo dovuti intervenire 10.902 volte nel mese di aprile scorso per problemi di batterie scariche. Si tratta di un aumento del 31% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso». Non c’è da stupirsi, per il presidente dell’associazione di meccanici Olivier Cochet.

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