11 Mag 2020
Ripresa delle lezioni in carcere, nota della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale
Sulla ripresa delle lezioni presso la Casa Circondariale di Lecce, inoltriamo nota della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Maria Mancarella
“Come tutti sappiamo dalla fine di febbraio il divieto di ingresso in carcere di docenti e volontari, oltre che dei familiari, deciso per proteggere l’intera comunità carceraria dal rischio di contagio da coronavirus, oltre a privare le persone detenute del rapporto ravvicinato con i loro parenti, ha interrotto il percorso di formazione e crescita culturale, che è per i detenuti e le detenute uno degli strumenti più efficaci nel processo di responsabilizzazione e sviluppo della loro personalità. In questi anni l’esperienza attivata nella Casa Circondariale di Lecce, così come le tante presenti in tutta Italia, ha dimostrato come una buona formazione culturale abbassi notevolmente la recidiva, predisponga la persona detenuta ad un cambiamento di vita e favorisca il suo reale reinserimento nella società civile e nel mondo del lavoro. L’emergenza sanitaria coronavirus ha portato all’attenzione tutti i problemi delle carceri italiane: dal sovraffollamento e dalle condizioni igieniche alla salute, dalla rigidità ad accedere alle misure alternative alle sofferenze di una popolazione detenuta senza prospettive di effettivo reinserimento sociale, alle difficoltà di una scuola che in carcere non riesce ad utilizzare appieno tutte le sue potenzialità.
Ed è a causa delle necessarie restrizioni messe in atto per motivi sanitari che i detenuti e le detenute, che nel corso dell’anno hanno seguito le lezioni, si sono ritrovati/e, anche a Lecce, improvvisamente nell’impossibilità di terminare il loro percorso didattico, privati/e del contatto con i/le docenti e con i/le volontari/e, significativo ponte verso l’esterno. Una interruzione particolarmente grave che, come ha subito segnalato il Garante Nazionale, rischia di vanificare il grande lavoro fatto per investire sulla cultura, sull’istruzione come veicolo per il reinserimento sociale, mettendo in pericolo il concreto diritto delle persone detenute allo studio e alla formazione.
In un primo momento le difficoltà organizzative, la carenza di personale e di spazi adeguati, ma anche i pregiudizi che da sempre impediscono l’ingresso della tecnologia in carcere, hanno reso difficoltosa la ripresa delle lezioni nella modalità a distanza, così come è successo in tutte le scuole d’Italia. La soluzione facile ma poco efficace, utilizzata da moltissimi istituti, di inviare agli studenti materiale cartaceo, come libri o fotocopie non ha dato a Lecce, come in altri parti d’Italia, risultati adeguati. L’assenza di un rapporto diretto, la mancanza del contatto con il /la docente, il non poter comunicare e scambiare non solo conoscenze ma esperienze, sentimenti, preoccupazioni, vita quotidiana, che è la vera essenza della relazione educante, ha reso questa modalità assolutamente inefficace e spesso inutile.
Certamente organizzare la didattica a distanza in carcere non è una cosa semplice, al momento solo pochi Istituti (circa 20 a livello nazionale) ci sono riusciti, quasi sempre in modo parziale, senza riuscire a raggiungere tutta la platea degli studenti.
Grazie alla costanza, alla caparbietà della Dirigente dell’istituto Olivetti di Lecce, all’impegno dei docenti, alla disponibilità della Direttrice e del personale penitenziari, da giovedì 7 Maggio la DaD nella C.C. di Lecce è iniziata con una lezione prova e, a partire da questa settimana, alcuni studenti e studentesse potranno riprendere il loro percorso. Anche se l’esperienza coinvolge (ci auguriamo per il momento) solo due classi, una nel maschile e una nella sezione femminile, come Garante dei diritti delle persone private della libertà personale non posso che gioire di questo, anche se timido, riavvio del percorso formativo e fare i miei auguri agli studenti, alle studentesse e agli insegnanti coinvolti. Saranno 10 detenuti/e (5 per classe) che frequentano l’ultimo anno del Corso ad indirizzo tecnico economico che, in un’aula adeguata alle esigenze di sicurezza previste dalle disposizioni ministeriali, per il momento solo per tre giorni a settimana, seguiranno in videoconferenza le lezioni dei loro docenti, interagiranno con loro e si avvieranno, con il loro supporto, verso l’esame di maturità.
Non è molto ma è pur sempre un segnale importante”.