29 Mar 2021
L’infezione da HCV torni protagonista nella salute pubblica: ‘Coordinata
in modo incisivo a livello centrale e resa omogenea in tutte le Regioni’
Stanziati fondi per effettuare lo screening HCV, ma ci sono alcune Regioni virtuose ed altre meno.
Per individuare le best practice regionali e proporre spunti di riflessione, all’interno della 2 giorni
della Winter School “CALL TO ACTION PER UN SSN INNOVATIVO E RESILIENTE… SE
CORRETTAMENTE FINANZIATO” di MOTORE SANITÀ, ha organizzato il Webinar ‘Screening
dell’HCV per biennio 2021-2022 e call to action per una sua realizzazione nelle varie Regioni’, con
il supporto incondizionato di Gilead.
Loreta Kondili, Ricercatore Medico Specialista Istituto Superiore di Sanità, ha affermato come
“l’Italia ha avuto il triste primato di essere uno dei paesi con più alta prevalenza dell’infezione da
HCV in Europa. Ma oggi si può parlare di un presente diverso dal passato. In Italia le politiche
sanitarie che hanno determinato l’accesso ai farmaci ad azione antivirale diretta hanno avuto una
rapida e soddisfacente evoluzione. Passando dal criterio “prioritizzato” del trattamento, per i
pazienti con un danno avanzato del fegato, ad un accesso “universale”, l’Italia ha segnato il primato
Europeo per i numeri dei pazienti trattati con oltre 200 000 pazienti trattati per l’infezione cronica
da HCV. Questo traguardo è grazie ad un approccio universalistico e solidale unico al mondo, e
politiche sanitarie lungimiranti considerando, oltretutto, il significativo numero dei casi infetti. Si
stima che ci siano circa 282.000 pazienti con infezione cronica da HCV, ancora da diagnosticare, di
cui circa 146.000 avrebbero contratto l’infezione attraverso l’utilizzo attuale o pregresso di sostanze
stupefacenti, circa 81.000 mediante i tatuaggi, piercing o trattamenti estetici a rischio. Queste stime
richiamano l’attenzione sull’implementazione di piani di eliminazione non solo a livello nazionale,
ma soprattutto a livello regionale. Lo stanziamento di 71.5 milioni di euro per lo screening gratuito
di particolari gruppi di popolazione in Italia (tossicodipendenti, individui in carcere e la popolazione
nata tra 1969/1989) permetterà di dare una grande prospettive per il conseguimento degli obiettivi
indicati dall’OMS per il 2030. La realizzazione di questa campagna attiva di screening gratuito,
presente nel piano nazionale di eliminazione, è compito delle Regioni e le Regioni dovranno lavorare
in modo omogeneo per metterlo in atto. Investire in prevenzione per eliminare l’infezione da HCV e
la malattia ad essa correlata vuol dire investire per lo screening e per la cura dei pazienti
diagnosticati. I risultati di costo beneficio, del trattamento dei pazienti diagnosticati grazie allo
screening attivo in Italia, hanno mostrato che l’investimento iniziale per la terapia antivirale, verrà
recuperato in soli 4/5 anni. Si stima che l’eliminazione del virus nella popolazione oggi “sommersa”
genererà in 20 anni, un risparmio di oltre 63 milioni di euro per 1.000 pazienti trattati. Questa è una
prova a sostegno di un investimento continuo per la cura dell’infezione da HCV considerando che
l’identificazione e il trattamento della popolazione con infezione non diagnosticata è l’unico modo
per ottenere l’eliminazione dell’infezione da HCV in Italia. Il finanziamento attuale è un pilota ma
che deve proseguire nel tempo. È stato stimato che in Italia il rinvio del trattamento con i DAA di solo
6 mesi a causa della Pandemia da Covid 19 (e ora siamo ben oltre 6 mesi) causerà in 5 anni un
aumento dei decessi in oltre 500 pazienti con infezione da HCV. morti evitabili se i test e il
trattamento non fossero rinviati. Nel perseguire la strategia di uscita da rigorose misure di blocco
per Covid-19, la prescrizione di DAA dovrebbe continuare ad essere una priorità assoluta, per
continuare a seguire la strategia di eliminazione dell’HCV. La pandemia non deve costituire un
ostacolo, ma uno stimolo; la prevenzione, punto centrale nella gestione del Covid-19, deve tornare
protagonista nella salute pubblica anche per l’eliminazione dell’infezione da HCV, coordinata in
modo più incisivo a livello centrale e resa omogenea in tutte le Regioni. La cura dell’epatite C deve
essere considerato un investimento e non una spesa”.
“La battaglia contro l’HCV non è conclusa, anche perché le azioni per far emergere il sommerso sono
ancora insufficienti. È quindi utile mettere a terra nelle varie Regioni progetti di screening mirati a
partire dalla popolazione a rischio In Italia si stima che circa l’1% della popolazione abbia infezione
da HCV.” Ha affermato Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità
“Le terapie per l’epatite C sono crollate del 60%, così come i follow up. Noi aspettiamoci un
incremento dei tumori del fegato, perché se le persone non fanno i controlli è inevitabile che ci
troveremo con formazioni neotumorali avanzate. È quindi indispensabile che le persone a rischio
vengano curate e facciano i follow up” ha dichiarato Ivan Gardini, Presidente Associazione EpaC
Onlus