10 Ago 2012
Gordiano Lupi presenta il libro “La moglie del colonnello” di Carlos Alberto Montaner
Carlos Alberto Montaner, uno scrittore incompreso
“Ho cominciato scrivendo racconti, ho pubblicato tre romanzi e voglio finire la mia vita scrivendo fiction”, afferma Carlos Alberto Montaner (L’Avana, 1943). “La narrativa è stata la mia prima vocazione nel mondo delle lettere”. Per questo ha scritto La mujer del coronel, edita da Alfaguara negli Stati Uniti e in Spagna, adesso tradotta in italiano (La moglie del colonnello) da Marino Magliani per Anordest Edizioni, nella collana Célebres Ineditos. Plinio Apuleyo Mendoza ha definito l’ultimo lavoro di Montaner: “un racconto appassionante”, mentre Marcos Aguinis ha esaltato la qualità del linguaggio e la sua audacia artistica.
“La fiction mi attrae di più, anche se la saggistica e il giornalismo di opinione sono stati una passione costante della mia vita”, dice.
Oggi lo scrittore avanero è diventato non solo una voce imprescindibile della dissidenza democratica cubana, ma anche un giornalista ben informato su quel che accade nel continente latinoamericano. “Nel saggio prevale la razionalità, mentre la fiction – persino la più seria – fa parte dell’intrattenimento e riguarda una diversa zona dell’intelletto”, aggiunge.
Montaner è un liberale convinto, ha scritto un saggio polemico come il Manuela del perfetto idiota latinoamericano, ma le sue idee politiche spesso lo hanno reso vittima di incomprensioni e di valutazioni sbrigative. “I pregiudizi politici diventano pregiudizi letterari. Raramente sulla stampa di parte si trova un’analisi seria dell’opera di uno scrittore politicamente avverso. Non è un problema che riguarda soltanto noi cubani, basti pensare alla Fiera del Libro di Buenos Aires quando i peronisti non volevano far parlare Mario Vargas Llosa”. Il pregiudizio aumenta se si parla di autori anticastristi. “Tutti sanno che a Cuba sono messi al bando autori come Guillermo Cabrera Infante. La dittatura ha cominciato a pubblicare con il contagocce alcuni ottimi scrittori esiliati scomparsi come Lino Novas Calvo e Gastón Baquero, ma solo opere apolitiche e in tirature limitate. Vogliono mostrare un’apertura ideologica che non esiste”, conferma. I libri di Montaner non possono circolare a Cuba, se non in maniera clandestina. “Succede anche a Zoé Valdés e a Cabrera Infante, ma qualche esemplare riesce ad arrivare in maniera clandestina nelle mani dei cubani. Come sempre accade, la proibizione produce interesse”, dice. Montaner è andato in esilio a diciotto anni. Non ha più visto Cuba dal 1961. “Non ho conosciuto altra vita se non l’esilio ed è un’esperienza che mi pesa molto. Capita che quando sono in Spagna o negli Stati Uniti sogno di rivedere L’Avana, ma sono sicuro che se un giorno riuscirò a rientrare a Cuba sognerò di tornare a Madrid. Le doppie radici generano queste ambivalenze”, si giustifica Montaner. Per adesso ha scritto La moglie del colonnello, un romanzo d’amore che racconta la passione di una psicologa, moglie di un generale cubano, per un erotomane italiano. Un libro che si svolge in Italia, a Roma, nella cornice dell’Hotel Mecenate, dove sarebbe interessante organizzare una presentazione. Per il momento Montaner sbarca in Italia, per la seconda volta invita sua, nelle suggestive Isole Tremiti, per presentare il romanzo nel quadro dell’iniziativa Spiagge d’autore.