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Inflazione diffusa. Perché peggiorerà

La nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana fotografa quanto accaduto (1) nel momento in cui il Parlamento ha deciso che, per il bene di tutti, era meglio mandare a casa il governo di Mario Draghi (2): segnali di decelerazione dell’attività economica ed elevata e diffusa inflazione, in Italia come in Europa e nel Pianeta.
In corso due tra le maggiori novità di questo inizio millennio – pandemia e guerra in casa – ci viene ricordato che certezza, felicità e bellezza sono conquista continua e non situazioni statiche, sebben raggiunte con fatica. Novità che ne stimolano altre che notiamo solo quando sono negative (3); e irreversibili quando sono economia: ad un aumento di prezzi non seguono MAI periodi in cui diminuiscono, e ci sentiamo appagati quando i prezzi sono stabili (4).
Non aspettiamoci di tornare indietro. Il prezzo del caffè (5) – oggi mediamente a 1,10 – non diminuirà mai. Lo stesso vale per l’energia (6), per il cibo, etc.

Un dato preoccupante, tipico della malattia dell’economia italiana, è che all’aumento dei prezzi non corrisponde un aumento dei salari. E che sia un problema italiano, è dimostrato dal fatto che tutti gli altri Paesi Ue hanno aumenti salariali, mentre l’Italia ha un calo (7). La nostra malattia si chiama in diversi modi, a partire da giustizia (8) e concorrenza (9) che non funzionano, fino al permanente dilagare dell’evasione e frode fiscale (10).

Detto questo abbiamo più chiaro perché e come abbiamo prezzi alle stelle ovunque, nonostante i richiami e gli inviti ad essere e sentirci comunità e a non rincorrere egoismo e corporativismo (11). E dobbiamo prepararci al peggio. Lo dicono i “freddi” numeri dell’Istat (1), che valgono meglio di qualunque discorso politico, soprattutto le “girandole” che son state attivate per la campagna elettorale.

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