2 Gen 2023
Eredità culturale di fede, non di scienza, del cittadino, che diventò Papa Benedetto XVI
Giuseppe Pace.
Quando muore un papa, i media non solo cattolici, come l’Osservatore Romano, a me pare, che facciano una sorta di gara nell’esaltarne le doti e l’eredità culturale che il personaggio religioso lascia al mondo intero, compreso il villaggio tra i più piccoli e sperduti in Italia, come Letino sui monti del Matese tra Campania e Molise dove nacqui il 14/11/1948 o in Baviera, il paesetto di Marktl, dove nacque il papa emerito il 16/04/1927 e morto il 31 dicembre 2022 nella città del Vaticano, epicentro del mondo con 1,5 miliardi di cattolici. Il cittadino tedesco, poi diventato Papa Benedetto XVI, si chiamava Joseph Aloisius Ratzinger, è stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, 7º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d’ Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013. Il Papa che lo ha preceduto era un cittadino polacco divenuto Papa col nome impostosi di Giovanni Paolo II, che segui il papa veneto, morto improvvisamente solo dopo poche decadi di giorni al soglio pontificio. Quando scrivo di cittadino polacco, tedesco, ecc. Mi rifaccio ad un mio saggio “Canale di Pace. Evoluzione del cittadino per uno stato globale,federato e liberale”, pubblicato da Amazon nel 2021, dove non chiudo alcuna porta al cittadino che ricerca il senso della vita in questo tempo digitale e già globale, ma minacciato dal pericolo di un terzo conflitto mondiale a causa della guerra russo-ucraina. Fu il cittadino polacco K. Wojtyla poi papa a designare già in vita il cittadino tedesco nominandolo Cardinale e responsabile della Dottrina Cattolica. Benedetto XVI fu un grande teologo riaffermando il verbo di Cristo (il suo libro più letto è stato “Gesù di Nazaret”) e non cedendo al verbo C. Marx, che si fece carne dapprima in Russia e poi si internazionalizzò. Ratzinger fu un fedele interprete del verbo di Cristo e aiutò il papa polacco a richiamare i fedeli della Teologia della Liberazione.soprattutto dell’America Latina- verso forme pacifiche di riforme utili. Benedetto XVI però fu non amico della scienza come il suo predecessore, ma timoroso fino a raccomandare i fedeli cattolici di non farsi confondere dalla sienza madi restare fermi nel seguire Gesù come “Io sono la via, la verità e la vita e la chiesa, pur con le sue inefficienze, il Corpo”. Le sue dimissioni dopo solo 8 anni di pontificato hanno lasciato spazio a varie ipotesi tra cui l’interferenza russa in segreti sgregati. Egli motivò le dimissioni dicendo che si sentiva più adatto ad insegnare che a governare. La sua paura dei dubbi dei saperi scientifici era motivata dalla solidità culturale filosofica e teologica, ma con insufficiente lettura di libri scientifici. Eppure come amante dell’Italia, e della sua cultura, elogiava Galileo Galilei, forse influenzato dal papa tedesco, che chiese scusa, sia pure dopo 3 secoli, per l’errore della Chiesa verso l’insegnamento astronomico eliocentrico di Galileo, vedendone la luce culturale, ma ancora di più la vide nella Commedia Divina di Dante Alighieri. La sua tesi di laurea su Benedettini influenzò la scelta del nome del nuovo Vescovo di Roma, come il suo amore per Sant’Agostino gli permisero di parlare spesso di luce. Il Papa tedesco è stato più un moderato ideologico tra diversi verbi (comunismo, capitalismo, islamismo, ateismo, ecc.) che un conservatore come molti lo dipingono. Le sue umini origini, nutrito del verbo cattolico fin da piccolo, gli hanno permesso una solida cultura cattolica, una essenzialità e semplicità di linguaggio, unita alla razionalità ordinata del tedesco, che suonava ed ammirava la natura come quando ringraziò i 2 milioni di giovani accorsi a Colonia. Tale città la conosco anche per aver svolto esami di maturità liceale al locale Liceo italiano, Italo Svevo, nel 2004, per conto del Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della Coooperazione Internazioinale), “sulle rive del Reno”. Credo che Ratzinger nella giornata mondiale della gioventù parlando agli ordinati giovani non solo tedeschi, abbia ricordato la memoria anche storica del Reno. Al Reno ho dedicato unapoesia, pubblicata da due riviste straniere tra cui Semne-Emia che l’ha definita canto fluviale universale, facendomi inorgoglire non poco e livitando forse la mia vanità. Della mia raccolta poetica di 10 Canti Flulviali, ho dedicato alcune riflessioni insolite a 5 fiumi italiano, tra cui il Lete materno e il Volturno paterno, e cinque fiumi stranieri tra cui il Reno, che riporto integralmente per omaggio al cittadino tedesco e papa emerito che ammirava il Reno, la culturaitaliane e che ebbe il coraggio di visitare il lager della carneficina nazista all’umanita.
RENO, fiume romantico e fratello che bagni sei nazioni dell’Europa centrale
O fratello Reno il tuo canto è per le genti di importanti città che in te si specchiano: Costanza, Basilea, Strasburgo, Colonia e Rotterdam. Incanti con gli scenari naturali della tua omonima valle glaciale, dove crei miti, leggende e storie popolari, che si raccontano anche ai turisti neolatini.
Tu scorri per 1326km con i nomi di Rhein, Rhin e Rijn nell’ Europea centro-occidentale in territori di sei Stati: Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania, Francia e Paesi Bassi. Nasci nelle Alpi e fluisci verso Nord in territorio svizzero dove sono immigrati anche i più poveri neolatini.
Dell’Alto Reno tu sei l’emissario del bel Lago di Costanza e là vicino scorri con le meravigliose cascate di Schaffhausen dopo che varie nazioni ti hanno battezzato come anche la figlia di Filix Ross, mio genero, Gaia, e mio fratello Antonio emigrato a Friedrichafen nel Württemberg-Baden.
Tu della Germania sei il gioiello che la abbellisce e la solca per più di 1000 km tra valli e colli ordinati come appare al mondo quel popolo pacifico e prussiano poiché spesso sfida tutti da solo e poi capisce che è parte di un tutto e si ricalma, si ripensa e si dà pace e amen.
A sinistra accogli l’affluente Aare e dopo Basilea, vai ancora verso N, scorrendo nella Fossa Renana e penetrato in territorio tedesco percorri un’ampia zona pianeggiante dove il tuo letto ti allarga e riceve a destra il Neckar e quindi il Meno, tuo massimo tributario.
Prosegui per la valle incassata attraverso il Massiccio Scistoso Renano, ricevendo, a destra, le acque del Lahn e della Ruhr e, a sinistra, quelle della Mosella. A Lobit penetri nei Paesi Bassi e il tuo delta ramificato in bracci ha una serie di foci a estuario nel Mare del Nord tuo gregario.
Tu mormori forte da dicembre a luglio, poi sei silenzioso e magro con portata media è di 2250 m3/s divieni un’utile via navigabile, che può essere risalita da grandi navigli fino a Duisburg e di più piccoli fino ai piedi delle Alpi a Basilea. Sulla tua navigazione vigila, dal 1815, il mondo.
Hai dissetato l’Uomo di Nanderthal e di Cro Magnon da più di 200 mila anni e sulle tue rive tribù di Celti e Germani che i Romani, con Cesare prima e Agrippa e Tiberio poi, difesero con 8 legioni e veloci flottiglie nonostante il suicidio di Varo a Teutoburgo nella selva del tradimento immondo.
Nel Medioevo la tua valle divenne il cuore dell’Impero anche spiritualmente e lungo le tue sponde ebbero la loro sede gli arcivescovi di Magonza, Colonia e Treviri. Nell’epoca moderna tu divenni il confine naturale della Francia che la Prussia riprese con tenace tedesca volontà.
Momsen onorò la Storia ma non il popolo tedesco di cui non si considerava parte, Hitler lo disonorò illudendolo a caput mundi, ma non i martiri della Rosa Bianca di Monaco. Tu sei il fiume più europeo della storia di popoli antichi e moderni, ma frena, per carità, chi brucia ancora umanità.