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Cassazione penale e protezione dei consumatori: “Chi vende le cozze deve dotarsi degli strumenti per verificare la contaminazione batterica”

Ammenda nonostante i mitili siano acquistati in busta chiusa dal commerciante

Per rafforzare la tutela dei consumatori, nuova sentenza per le norme sulla sicurezza dei prodotti. Rischia una ammenda salata chi vende le cozze, anche se acquistate in busta chiusa, senza dotarsi di strumenti per verificare la contaminazione batterica. È quanto affermato dalla terza sezione penale della Corte di cassazione che, con la sentenza 36173/23, pubblicata in data 30 agosto 2023, ha respinto il ricorso di un pescivendolo che aveva messo sul banco dei mitili contaminati, avverso la sentenza del Tribunale di Civitavecchia. Ad avviso del Collegio di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “Per confezione originale si intende ogni recipiente o contenitore chiuso, destinato a garantire l’integrità originaria della sostanza alimentare da qualsiasi manomissione ed ad essere aperto esclusivamente dal consumatore, con il corollario che, quando i prodotti alimentari non sono confezionati in involucri o recipienti sigillati, che non ne consentono l’analisi senza il loro deterioramento o la loro distruzione, il commerciante risponde a titolo di colpa della non corrispondenza del prodotto alimentare alla norma di legge”. Alla luce della sentenza scatta l’obbligo da parte dei pescivendoli a dotarsi di strumenti donei all’identificazione la contaminazione batterica. Pertanto si invita l’asl e i nas a effettuare le verifiche per l’applicazione delle suddette prescrizioni.

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