18 Set 2023
Resta paralizzato dopo un tuffo, 40enne di Termoli sceglie la morte assistita in Svizzera
La sua vita cambia il 5 luglio 2003, quando ha 20 anni. Ha deciso di andarsene con il suicidio assistito venerdì 15 settembre
L’incidente accadde alle 6 del mattino e si trovava in spiaggia con amici. Prima di rientrare a casa dopo una notte in discoteca il gruppo decise di raggiungere il mare, Davide volle fare un ultimo tuffo dal trabucco, una di quelle antiche macchine da pesca che costellano il litorale abruzzese e molisano. Da 6 metri d’altezza, con l’acqua profonda un metro e mezzo, Davide batté la testa, fratturandosi due vertebre cervicali. Il risveglio avvenne in ospedale a Termoli, poi il trasferimento in elicottero a Pescara e da lì il ricovero nell’istituto di Montecatone. Venti anni di fisioterapia, poi la decisione di dire basta alla sofferenza. Nelle sue ultime volontà Davide precisa: «Io vado via in totale serenità e sognando. Non ricordatevi di me per questo gesto, ma per come mi avete conosciuto. Il dolore non è quello che dici, è quello che taci purtroppo. La vita è un diritto, non un obbligo. Ciò che conta è vivere con dignità, con decoro e senza paura. Il mio futuro non sarebbe vita, ma sopravvivenza fatta anche di solitudine e di dolori fisicamente intollerabili», scrive nel suo «testamento» pubblicato sui social. «La presi abbastanza bene all’inizio, poi mi resi conto che di punto in bianco ero paralizzato dal collo in giù, su una sedia a rotelle, senza muovere né braccia né gambe e neanche un dito. Io che ero iperattivo e veramente non stavo un secondo fermo. Con me ti potevi ritrovare a prendere un aperitivo a un bar di Termoli, dopo un’ora ritrovarti a Pescara o a Riccione a divertirsi». Davide M. si è dato da fare nonostante tutto. «In questi anni non sono stato con le mani in mano. Dal 2018 sono diventato agente sportivo di due network, Fantasyteam e SportitaliaBet. Il mio corpo era bloccato, ma la mia mente correva. Con il passare degli anni, però, la vita è andata peggiorando moralmente e fisicamente senza cercare mai di far pesare questo ad altri. L’uomo è fatto per dominare la vita, non per esserne schiavo». «Questa lettera è rivolta anche alle istituzioni italiane affinché non venga preso nessun provvedimento giudiziario nei confronti di chi mi ha semplicemente accompagnato, o meglio dato un passaggio. Se c’è qualcuno da giudicare, quelli sono i politici e il fatto che trovino difficile legiferare sulla morte volontaria assistita». Ai genitori, parenti e tanti amici, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda: «Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto. Sto per affrontare il mio ultimo viaggio. Forse dopo la morte sarai ciò che eri prima della tua nascita! Forse solo assenza di esistenza o forse un’altra grande avventura. Per me tutto molto improbabile, ma possibile. Io vado via in totale serenità e sognando. Ciao, ciao».