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Gli 800 anni del Natale di Greccio tra spiritualità e arte nel «Messaggero di sant’Antonio

Speciale scuole riparative, la restauratrice che cura il David di Michelangelo, il ritorno dei nazionalismi, l’intervista a Maria Grazia Cucinotta accanto alle donne, Eugenio Borgna su gentilezza vs aggressività e i Vagabondaggi antoniani di Antonia Arslan
È dedicata agli 800 anni del Natale di Greccio la copertina del «Messaggero di sant’Antonio» di dicembre (affresco S. Francesco e il presepe di Greccio di Ubaldo Oppi, 1939, Basilica del Santo – Padova), così come il dossier, firmato dall’Équipe di Pastorale dell’arte al Santodal titolo Vedere con gli occhi del corpo”. Era la notte santa del 1223, infatti, quando frate Francesco d’Assisi a Greccio (Rieti), coinvolgendo gli abitanti del paese, rievocò la nascita di Gesù a Betlemme, iniziando la tradizione del presepe. L’evento è richiamato anche nell’editoriale del direttore, fra Massimiliano Patassini “Quel bambino nella mangiatoia”. «La parola “presepe” – scrive il direttore – viene dal latino praesepium, che significa appunto greppia, mangiatoia; dal 1223 si iniziano a chiamare con questo nome le rappresentazioni tridimensionali della natività, fatte con statue o persone viventi. […] Francesco vuole celebrare l’Eucaristia, memoriale del dono d’amore di Dio per noi, su quel presepe: infatti, tra i personaggi presenti, non c’è il bambino, ma Gesù si fa presente, sotto poca apparenza di pane. È la via dell’umiltà scelta da Dio per incontrarci: non è eclatante, non fa tanto rumore, passa quasi inosservata agli occhi distratti del mondo. Eppure con questi segni Dio mostra di voler stare fino in fondo dalla nostra parte, di compromettersi con noi fino a spezzarsi per noi. E allora, che cosa possiamo fare? Anzitutto meravigliarci per quanto Dio è disposto a fare per noi, partendo semplicemente dal lasciarci disarmare dal sorriso di un bambino». “Il dialogo batte le punizioni”, articolo di avvio della rivista firmato da Giulia Cananzi, si occupa invece delle cosiddette «scuole riparative». Crescono disagio e violenza tra gli adolescenti, eppure la scuola ha già un mezzo potente di prevenzione e riparazione del danno, che ricostruisce il rapporto tra il colpevole, la vittima e la comunità. Con un gruppo di giornalisti stranieri, il «Messaggero di sant’Antonio» ha potuto seguire in esclusiva il lavoro di Eleonora Pucci, la restauratrice che ogni due mesi si dedica con pazienza a pulire il suo amico più prezioso, il David di Michelangelo. La cronaca di questo affascinante evento nell’articolo “A tu per tu con il David” di Stefano MarchettiAlessandro Bettero firma invece il pezzo di esteri “Il ritorno dei nazionalismi”, nel quale, con due esperti, fa il punto sulla guerra in Terra Santa che, scrive il giornalista, «rischia di far esplodere una polveriera internazionale». Dietro le quinte di una contesa annosa, c’è infatti chi fomenta l’odio per destabilizzare le democrazie a favore delle autocrazie. “Accanto alle donne” è l’intervista di Sabina Fadel a Maria Grazia Cucinotta. La nota attrice, regista e produttrice, svela in queste pagine il suo volto più nascosto: l’impegno che da anni la vede accanto alle donne vittime di violenza, le numerose attività di volontariato e anche una profonda devozione per sant’Antonio. L’ultima rubrica della serie Semi di guerra, semi di pace – dedicata questo mese al tema della gentilezza e intitolata “Un ponte oltre l’io” – porta la firma del grande psichiatra Eugenio Borgna. Ogni gesto gentile è un passo verso la pace. L’antidoto all’aggressività che caratterizza i nostri tempi è la gentilezza. Coltivarla ogni giorno ci aiuta a recuperare l’interiorità, che è la radice dell’ascolto e dell’empatia. Infine, tra le consuete rubriche mensili segnaliamo in questo numero Vagabondaggi antoniani di Antonia Arslan. In “Antonio reduce di guerra”, la scrittrice racconta la storia di una piccola effigie del Santo, che portata in guerra da un soldato di nome Antonio, è divenuta simbolo della vittoria sul male

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