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Suor Maria De Coppi, a due anni dall’attentato in Mozambico la biografia firmata da Donata Pacini e Giancarlo Paris per le Edizioni Messaggero Padova

La storia della missionaria comboniana veneta che si consacrò alla popolazione mozambicana, con testimonianze e informazioni inedite
Era la notte tra il 6 e il 7 settembre 2022, a Chipene, nel nord del Mozambico, dove i comboniani avevano una comunità di suore dedite alla promozione sociale. Quella notte un commando di terroristi attivo nella regione di Cabo Delgado assalì il centro missionario, dandolo alle fiamme e uccidendo suor Maria De Coppi, 83 anni di età e 59 anni di missione nella terra d’Africa. A due anni da quell’attentato, con il libro Suor Maria De Coppi per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova, gli autori, Donata Pacini, anche lei suora missionaria comboniana prima in Uganda e poi in Mozambico, e padre Giancarlo Paris, frate minore conventuale, ripercorrono la vita di suor Maria, «donna della solidarietà, donna della Parola, donna del suo popolo», quello del Mozambico, dove visse donando tutta se stessa con instancabile attività, prendendo anche la cittadinanza mozambicana. Una biografia intensa e puntuale della missionaria consacrata al suo popolo fino alla fine, che contiene informazioni e citazioni che provengono dalle testimonianze di persone che hanno vissuto con suor Maria conservate (e non ancora pubblicate) negli archivi delle suore missionarie comboniane di Roma e Nampula. Nata a Santa Lucia di Piave (Treviso) nel 1939, suor Maria ricoperse dall’1983 al 1990, durante la guerra civile in Mozambico, l’incarico di responsabile provinciale delle suore comboniane nel Paese africano. L’ex colonia portoghese, diventata indipendente nel 1975, sprofondò due anni dopo in una lunga guerra intestina, la più lunga in Africa, con centinaia di migliaia di morti (tra questi nel 1985 anche suor Teresa Dalle Pezze che viene ricordata nel libro di EMP), e circa 4 milioni di sfollati e profughi. Ma già nel 2017 nella provincia di Cabo Delgado, dove si erano scoperti grandi giacimenti di gas tali da poter mettere in crisi il mercato petrolifero, ripresero uccisioni, saccheggi e incendi. Arrivarono le multinazionali per sfruttare i giacimenti ma anche gruppi armati islamici con l’intento di cacciare i cristiani. Fu in questo contesto che maturò l’attentato in cui perse la vita suor Maria, mentre al telefono raccontava preoccupata alla nipote, suor Gabriella Bottani, le tensioni nella missione per i nuovi disordini, le incursioni dei guerriglieri e le persone in fuga. Così nella prefazione al volume scrive suor Laura Malnati, ex-provinciale in Mozambico: «Quella notte buia ha dato una luce nuova a tutte noi ricordandoci che la vita ha senso quando viene donata; ed è in questa luce che rileggiamo la vita di suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, che fin dall’inizio della sua chiamata a seguire Gesù è sempre andata oltre ogni confine, per portare a tutti una parola di speranza, di consolazione, di fiducia. “Se avessi mille vite, tutte le darei per la missione” scriveva san Daniele Comboni, e suor Maria è stata una di queste vite, poiché si è donata con generosità al servizio dei fratelli più poveri, sostenuta dalla preghiera e dalla sua grande capacità di ascolto e di accoglienza per tutti. Suor Maria era una donna semplice, senza troppe parole e discorsi, con la sola pretesa di donare a tutti quell’amore che può dare speranza in ogni situazione, che fa scegliere di stare dalla parte dei più poveri, che spinge ad andare fino ai confini della terra, che vuole che tutti abbiano vita in abbondanza. La sua storia, narrata in queste pagine, si salda a quella del popolo mozambicano, con cui ha vissuto varie fasi storiche: dalla colonia alla liberazione, dalla guerra civile alla pace, e poi di nuovo alla guerra… una storia di passione profonda per Dio e per la gente con cui suor Maria De Coppi è rimasta fino alla fine, condividendo la medesima sorte. Lo stesso gruppo di terroristi due giorni dopo la morte di suor Maria ha ucciso barbaramente tre uomini, perché cristiani, nel villaggio Tataulo della parrocchia di Chipene: anche loro sono “i nuovi martiri dei nostri giorni”».

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