10 Giu 2013
Premio Nazionale per l’alto valore scientifico
Il Premio Nazionale per l’alto valore scientifico assegnato ogni anno
dalla Società Italiana di Otorinolaringoiatria (SIO) è stato vinto da una ricerca congiunta condotta dal Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio (CRIL) dell’Università del Salento e dall’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce
Partita dal Sud, qui a Lecce, una collaborazione di ricerca internazionale ha ottenuto il Premio Nazionale per l’alto valore scientifico assegnato dalla Società Italiana di Otorinolaringoiatria (SIO) durante il suo 100° Congresso che si è svolto a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica tra il 28 e il 31 maggio scorso. Le prime maglie della fitta rete di ricerca sono state annodate dal Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio (CRIL www.cril.unisalento.it) dell’Università del Salento, diretto dal Prof. Mirko Grimaldi, e dall’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria (ORL) dell’Ospedale “Vito Fazzi”, diretta dal Prof. Michele De Benedetto, per poi estendersi al Center for Mind/Brain Sciences (CIMeC, di Rovereto, Trento), con il Prof. Francesco Pavani, al Department of Biological Psychology and Neuropsychology dell’Università di Amburgo (Germania), con il Dr. Davide Bottari, e al Department of Linguistics dell’Università del Connecticut (USA), con il Prof. Andrea Calabrese.
Il primo ricercatore, la Dott.ssa Luigia Garrapa, che si è formato a Lecce con il Prof. Grimaldi, dopo aver svolto un primo Dottorato in linguistica presso l’Università di Konstanz (Germania), è ora finanziata da una seconda borsa di Dottorato erogata dal Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari (DISLL) dell’Università di Padova che con lungimiranza ha finanziato questa ricerca a Lecce. Nella ricerca Luigia Garrapa è stata affiancata dal Dott. Silvano Vitale, dalla logopedista Paola Monastero e dall’audioprotesista Manuela Greco, dell’Unità Operativa di ORL del “Fazzi”. Lo studio è stato possibile grazie alla collaborazione fattiva della locale associazione Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi (FIADDA) presieduta dal Sig. Saverio Della Tommasa.
È importante sottolineare che per la prima volta, nei 100 anni di esistenza della Società Italiana di Otorinolaringoiatria, il premio nazionale per l’alto valore scientifico è stato assegnato ad un gruppo di ricerca Ospedaliero (ORL)-Universitario (non ORL) del Sud.
Il gruppo di linguisti, otorinolaringoiatri e neuropsicologi ha condotto una ricerca interdisciplinare su un campione di bambini con ipoacusia neurosensoriale grave/profonda cui è stato applicato un impianto cocleare unilaterale comparato con un campione di bambini normo-udenti della stessa età. L’impianto cocleare è ormai diffusamente utilizzato nei casi di sordità grave/profonda, ma non ci sono studi clinico-sperimentali che abbiano dimostrato l’effettiva maturazione delle vie uditive dopo l’impianto nei bambini italiani impiantati. Quello condotto a Lecce è il primo studio in Italia che ha sfruttato tecniche ampiamente utilizzate in ambito sperimentale applicandole alla ricerca clinica. In particolare, combinando test d’identificazione e categorizzazione uditiva (che richiedono l’attenzione dei soggetti) e tecniche neurofisiologiche come i Potenziali Evento Correlati Uditivi (che non prevedono l’attenzione da parte dei soggetti) sono stati indagati i processi di percezione della vocali toniche dell’italiano salentino (/i, e, a, o, u/). I risultati hanno dimostrato che sebbene la ‘sensazione’ uditiva veicolata dall’impianto cocleare sia in parte diversa da quella prodotta dall’orecchio sano, i bambini con impianto cocleare identificano vocali in isolamento e coppie di vocali (uguali e diverse) con rapidità e precisione paragonabili a quella dei bambini normo-udenti, come rilevato con estrema precisione dalla componenti elettroencefalografiche indagate. Il dato più importante emerso dalla ricerca è che anche bambini impiantati a 3 anni dalla nascita dopo 70 mesi dall’intervento chirurgico per l’inserimento dell’impianto hanno performance uditive paragonabili a quelle dei normo-udenti. Ciò conferma definitivamente la buona funzionalità dell’impianto cocleare per il recupero nel tempo delle vie uditive centrali. In sintesi, quanto più precoce è la diagnosi d’ipoacusia sensoriale e quanto prima avviene l’intervento chirurgico per l’inserimento dell’impianto, tanto più precocemente il bambino audioleso recupererà in modo naturale le capacità uditive. I risultati preliminari della ricerca sono stati accettati per una presentazione alla International Child Phonology Conference che si svolgerà a Nijmegen (Olanda) dal 10 al 12 giugno e alla Annual Conference of the International Speech Communication Association “Interspeech 2013” che si svolgerà a Lyon (Francia) dal 25 al 29 agosto.
Lo studio – che s’inserisce all’interno delle attività del Laboratorio Diffuso di Ricerca intErdisciplinare Applicata alla Medicina (D.R.e.A.M.), nato da una convenzione fra l’Università del Salento e l’ASL/LE (e coordinato dal Delegato del Rettore alla Facoltà di Medicina, Prof. Carlo Storelli) – apre nuove prospettive d’indagine per lo screening e il follow-up dei bambini audiolesi. Il gruppo di ricerca del CRIL e l’Unità Operativa di ORL del “Vito Fazzi” sono già al lavoro, da un lato per elaborare un software applicativo per la diagnostica oggettiva del recupero logopedico post-impianto tramite test d’identificazione e discriminazione con stimoli vocalici invece dei tradizioni test con toni e parole basati sui giudizi clinici del logopedista, dall’altro per mettere a punto protocolli clinici che permettano la diagnosi precoce dell’ipoacusia neurosensoriale (infatti, i Potenziali Evento Correlati, che non sono invasivi, possono essere rilevati anche nel sonno in bambini di pochi mesi).