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Alimentari scaduti rimessi in commercio. Obbligo di trasparenza per i consumatori

La notizia è di quella della ordinaria delinquenza di alcune aziende e commercianti che, fregandosene della salute dei consumatori, fanno soldi rimettendo in commercio alimenti già scaduti. Il giro è grosso. I Nas di Torino e la Gdf di Novara hanno emesso ordinanze cautelari per associazione a delinquere, ricettazione e contraffazione alimentare. I sequestri dei prodotti pare che siano di un milione di euro.

Notizia tipica non di rilievo e che passa inosservata e inascoltata nelle cronache e nei notiziari. Plauso scontato da parte di politici locali e nazionali nonché ministri di vario livello.

Perché ce ne occupiamo, visto che al nostro altrettanto plauso alle forze dell’ordine, prestiamo attenzione a queste vicende solo per allertare i consumatori con un consiglio molto semplice: diffidare di tutto ciò che costa poco, nessuno regala nulla e, nel dubbio di qualche etichetta più o meno visibilmente alterata, meglio abbandonare che restare col dubbio?

La vicenda di oggi ha, nelle pieghe dell’informazione data dalle forze dell’ordine, un aspetto più inquietante: i prodotti, scaduti o prossimi alla scadenza, venivano acquistati anche da note aziende italiane (1).

Quali sono queste note aziende e i loro marchi coinvolti? Non è dato saperlo, al momento.

Non vorremmo che la notorietà economica e mediatica di queste aziende costituisse una sorta di passaporto per godere di non essere citate esplicitamente.

I consumatori hanno diritto a saperlo. Non solo per evitare questi prodotti contraffatti che al momento sono sfuggiti ai sequestri, ma anche e soprattutto perché è bene non consumare mai più prodotti di aziende del genere, auspicando anche che falliscano. Una disobbedienza/boicottaggio che i consumatori possono applicare per fare giustizia nella giustizia.

Aspettiamo che le nostre autorità colmino questo vuoto di informazione.

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