16 Gen 2024
Allergene non indicato in etichetta: morta per shock anafilattico con tiramisù vegano
C’era il mascarpone tra gli ingredienti. Misura interdittiva della Procura di Milano del divieto temporaneo di esercitare qualsivoglia attività imprenditoriale” per un anno nei confronti di due responsabili, madre e figlio, della Glg srl, azienda produttrice del “Tiramisun”
Anna Bellisario, 20 anni, allergica a latticini e, in forma più lieve, alle uova, è deceduta mentre mangiava, in un locale di Milano, un tiramisù vegano in cui è stata riscontrata la presenza di beta-lattoglobuline. Le indagini hanno escluso che la contaminazione sia avvenuta nel ristorante, concentrandosi sull’azienda produttrice del tiramisù e riscontrando “molteplici criticità” e “condotte negligenti”. Misura interdittiva della Procura di Milano del divieto temporaneo di esercitare qualsivoglia attività imprenditoriale”che abbia ad oggetto la produzione, fabbricazione, conservazione, stoccaggio e commercializzazione di prodotti destinati all’alimentazione e al consumo umano,per un anno nei confronti di due responsabili, madre e figlio, rispettivamente legale rappresentante/O.S.A. (Operatore del Settore Alimentare) e dipendente, socia e responsabile HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point) della società Glg srl, esercente attività di produzione e commercio di dolci vegani e non vegani, azienda produttrice del “Tiramisun”. All’attività è legato il decesso della ventenne Anna Bellisario, allergica a latticini e, in forma più lieve, alle uova, avvenuto il 5 febbraio dello scorso anno presso l’Ospedale “San Raffaele” di Milano, a seguito di una grave anafilassi causata da un tiramisù vegano contaminato prodotto dalla stessa società. La sera del 26 gennaio 2023 Bellisario, in compagnia del fidanzato, era a cena presso un noto ristorante specializzato in vegan-hamburgeria a Milano. Anna aveva deciso di concludere il suo pasto acquistando un tiramisù vegano riuscendo, però, ad ingerirne solamente 4 cucchiaini prima di iniziare a sentirsi male. Le condizioni di salute della ragazza sono apparse fin da subito molto gravi, risultando vani i due tentativi di rianimazione effettuati dalla cassiera del ristorante e, successivamente, da personale 118, immediatamente intervenuto. Anna è stata dunque portata d’urgenza presso l’Ospedale “San Raffaele”, dove è rimasta in coma fino a domenica 5 febbraio, data del decesso. Già all’esito delle prime attività ispettive e dei primi sopralluoghi, su impulso del NAS Carabinieri Milano, ATS aveva disposto la pubblicazione dell’alert previsto dalla normativa comunitaria su tutti i lotti di tiramisù vegano già in circolazione, nonché il divieto di commercializzazione di tutti gli alimenti prodotti presso il laboratorio della società produttrice e l’attivazione di procedure di ritiro e richiamo degli stessi, pubblicate nel portale del Ministero della Salute in conseguenza della mancata indicazionenelleetichettedeiprodottidellapossibilepresenzadiallergeni. In esito ai complessivi accertamenti svolti, ATS ha poi disposto la sospensione dell’attività produttiva, successivamente revocata solo con riguardo alla di produzione non vegana. L’attività investigativa ha consentito di individuare la causa del decesso nel tiramisù parzialmente ingerito dalla vittima, per presenza di beta-lattoglobuline nonostante il prodotto fosse venduto come “vegano”. “Peraltro – spiega la Procura di Milano in una nota -, dalle analisi eseguite da ATS Milano – intervenuta nell’immediatezza, la sera stessa, e poi anche successivamente – era risultata un’ulteriore non conformità relativa alla maionese “vegana”, componente della salsa, contenuta nel panino mangiato dalla vittima – per presenza di proteine dell’uovo. Tuttavia, essendo questa molto diluita con gli altri ingredienti, non venivano rilevate proteine dell’uovo nella salsa effettivamente consumata da Anna Inoltre, dalle risultanze della consulenza tecnica collegiale sulle cause della morte conferita dalla Procura a un medico legale e a un allergologo, si evince che la ragazza era sì un soggetto allergico a latticini e uovo, ma che tuttavia il grado di intensità delle due allergie non era minimamente comparabile: con riguardo alle proteine dell’uovo, infatti, Arma presentava un’ipersensibilità di livello contenuto, in relazione alla quale era stata effettuata una desensibilizzazione in ospedale; con riguardo alle proteine del latte vaccino, invece, la ragazza aveva presentato, fin dal divezzamento, una grave allergia, in relazione alla quale i due tentativi di desensibilizzazione, sempre in ospedale, del 2009 e del 2014, non avevano avuto successo. Vi sono, dunque, fondati elementi per ritenere che nessun altro alimento ingerito durante la cena, diverso dal tiramisù, abbia causato lo shock anafilattico”. “Si accertava dunque – riferisce la nota della Procura – che l’evento che ha causato il decesso di Anna Bellisario sia da ricondurre, secondo la prospettazione accusatoria, all’erroneo utilizzo di mascarpone nella produzione della crema destinata al tiramisù vegano. La quantità di caseine riscontrata nel prodotto in questione, infatti, indica che il mascarpone era presente nel preparato come ingrediente e non come “semplice” contaminante e che, quindi, sia risultato fatale per la vittima”. Le attività investigative si sono quindi concentrate sulla società che aveva prodotto e confezionato il tiramisù consumato dalla ragazza: “Sono fin da subito emerse molteplici criticità in ordine alle procedure produttive, alla formazione del personale, nonché alla prevenzione, eliminazione e/o riduzione dei pericoli che hanno avuto un effetto causale nella determinazione dell’evento. Precisi riscontri di tale ipotesi sono stati acquisiti grazie ad attività di intercettazione telefonica, servizi di o.c.p., assunzione di sommarie informazioni nonché l’interrogatorio di un dipendente. Le condotte negligenti accertate, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, hanno consentito la confusione tra ingredienti e preparati di origine animali (come il mascarpone) e ingredienti di origine vegetale”, fa sapere la Procura. Per tutti questi motivi, le condotte ascritte agli indagati sono state qualificate ai sensi dell’art. 589 c.p., ossia omicidio colposo in cooperazione tra gli stessi.