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Appiedi! Sentieri e cammini del Salento. Il Capo di Leuca

Esiste un Salento lontano dall’immagine del mainstream vacanziero, un territorio che dagli angoli più nascosti della costa si protende nell’entroterra, dando luogo a uno spettacolo sorprendente che non può che catturare gli occhi e il cuore di chi lo attraversa. Ma per avere accesso ai segreti di questo mondo misterioso, piccolo e sconfinato allo stesso tempo, c’è bisogno di affidarsi a un viaggio speciale, lento e attento, che permetta di misurare le distanze e raccogliere gli echi della storia. Appiedi! Sentieri e cammini del Salento è la guida pensata per accompagnare i passi degli avventurosi esploratori del Capo di Leuca unendo la suggestione del racconto al supporto di un puntuale apparato fotografico e cartografico.

La pubblicazione, che inaugura la collana “Paesaggi”, è scritta da due giovani studiosi, Melissa Calò e Marco Cavalera, impegnati già da anni nella valorizzazione del territorio e realizzata con il coordinamento editoriale di Antonio Santoro. Marcello Fersini firma il progetto grafico, le fotografie e le tavole cartografiche che segnalano i sentieri, la difficoltà e il tempo di percorrenza.

Seguendo le indicazioni della guida, lì dove l’Europa sembra sciogliersi in un sorso d’acqua si potrà essere quindi condotti alla scoperta di una Finibus Terrae nella quale il mondo non finisce affatto ma si moltiplica, dividendosi ancora e ancora in paesi minuscoli, tagliato da mille sentieri che ne percorrono la terra come piccoli vasi linfatici. Come l’antica Via Sallentina, costellata di “grotticelle” che un tempo erano allo stesso tempo ripari, case, frantoi in cui custodire l’olio come oro, presidiati giorno e notte tra odori di uomini, animali, lumi e scarti di lavorazione. E ancora oggi, a chi si avventura lungo questa via sembrerà di sentire lo scricchiolare delle ruote dei carri carichi diretti a Gallipoli, mescolato al rumore dei propri passi sulla terra petrosa. O ancora, le orchidee, i fiordalisi, i crochi, i papaveri, gli alissi, i cardi disseminati ovunque lungo il cammino, o la maestosa sorpresa di una quercia vallonea, sempre più rara tra gli ulivi, sotto cui fermarsi e da poter abbracciare. Fiori, alberi, arbusti dalle forme e dai nomi spesso dimenticati che incoronano le terre estreme del Capo di Leuca. E che dire della stretta fila di binari che attraversa le campagne? Quando si perde di vista la strada, un modo sicuro per recuperare la direzione verso un centro abitato è seguirne il percorso. E ancora: la meravigliosa Grotta delle Cipolliane, gli echi dei Messapi, quelli degli antichi culti praticati in questo territorio…

Al viaggiatore curioso basterà mettersi in cammino: queste pagine sosterranno la sua impresa con storie, approfondimenti, link e “trucchi” utili al viaggio.

Indice

A Levante, alla ricerca del mare

Dall’entroterra di Gagliano al mare di Grotta delle Cipolliane, accompagnati dalle essenze del Mediterraneo

Da Specchia a Santa Maria di Leuca

La via dei pellegrini, antichi sentieri di spiritualità

A Ponente, alla ricerca dei Messapi

Attraversando paesaggi scomparsi, da Morciano a San Gregorio (Patù)

Camminando nei millenni

Attraversare le pietre, la terra e l’acqua nel territorio di Salve

Il mondo sommerso dei trappeti e dei luoghi di culto

Salire e scendere da Macurano, passando per San Dana e Montesardo

Come i contrabbandieri, lungo i sentieri della via del sale

Da Corsano alla sua marina per raggiungere le conche di sale

«Il volume che avete fra le mani inaugura la collana dedicata al paesaggio: una sorta di piccolo vademecum per viaggiare, ma soprattutto per osservare e pensare, a piedi. Sentieri e cammini alla scoperta del paesaggio naturale e del patrimonio culturale del territorio si avvicendano in una descrizione senza alcuna pretesa di esaustività, tuttavia utile a suggerire al visitatore un modo diverso di concepire il viaggio. Il Salento è terra ricca di storia, tradizioni, usi e costumi da scoprire e valorizzare. Il paesaggio naturale è dominato da vaste pianure e serre coperte di macchia mediterranea che degradano sul mare, delineate da una fitta trama di muretti in pietra a secco, costellato dai tronchi contorti e rugosi degli ulivi secolari. La complessità e delicatezza del suo ecosistema naturale, unite alla ricchezza del suo patrimonio storico e culturale, gli conferiscono le caratteristiche ideali per una valorizzazione turistica slow e sostenibile, distribuita sul territorio e su tutte le stagioni dell’anno. Proprio in questa prospettiva si dipana la tela del nostro piccolo lavoro» (dalla nota dell’editore Antonio Santoro).

Dalla guida

«Per la sua conformazione fisica, ovvero di penisola nella Penisola, il Salento ha esercitato un indubbio fascino sui pellegrini dei secoli scorsi. L’obiettivo dei peregrinantes, provenienti da tutta Italia e dal nord Europa, era il raggiungimento del santuario di S. Maria di Leuca, o Santa Maria de Finibus Terrae. Luogo sacro posto sulla sommità del promontorio di punta Mèliso, dal 1867 è in compagnia di un alto faro e insieme sembrano dare l’ultimo saluto della terra prima che diventi scoglio e poi mare, che si spalanca immenso e azzurrissimo. La propria condizione liminale lo ho reso uno spazio “doppio”, una porta d’entrata e contemporaneamente d’uscita, d’approdi e partenze, più immaginate che reali. Lo scirocco, che qui domina per la maggior parte dell’anno, sfuma spesso l’orizzonte, per cui le popolazioni locali sono abituate a rappresentarsi isolate e lontane: immaginarsi lo stupore di vedere apparire il profilo di un’isola o la sagoma di una montagna quando il vento da nord tempera lo sguardo! Leuca è un luogo dell’anima esaltante e allo stesso tempo malinconico, tant’è che una tradizione popolare vuole che i salentini, se non vi si sono recati in visita da vivi, ci ritornano da defunti, “con il cappello in mano” come scriveva il poeta Vittorio Bodini».

«Camminare è un esercizio. Una pratica che dal dato fisico passa all’educazione dello sguardo per poi approdare al piano della fantasia. Attraversando un paesaggio s’impara ad osservarne gli elementi, a riconoscerli, a ricostruire per comparazione le parti mancanti, integrando con l’immaginazione e la conoscenza i pezzi di realtà. Ed è allora che, nel silenzio interrotto da frinire di cicale o dal gracchiare di qualche gazza ladra, laddove la presenza dell’uomo a volte sembra sparire del tutto e specialmente oggi in cui il lavoro agricolo è sempre meno praticato, che il quadro che si configura comincia ad animarsi e articolarsi. Non solo appaiono alla vista della mente uomini, donne e scenari di vita quotidiana, ma case, officine, luoghi di culto, volumi che il tempo ha logorato o cancellato del tutto. Il fatto che oggi siano invisibili non nega il loro essere stati».

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