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Cavo d’acciaio in strada ad altezza d’uomo, “scherzo” criminale. Il fatto è avvenuto a Milano

Risponderà di strage e attentato alla sicurezza il 24 enne fermato dai carabinieri la notte tra mercoledì e giovedì. E’ caccia ai complici

Folle gioco di ragazzi, uno “scherzo criminale”. Accade a Milano, in viale Toscana, dove nella notte tra ieri (mercoledì) e oggi (giovedì) un cavo d’acciaio è stato posizionato ad altezza d’uomo (140 cm circa da terra) da un lato all’altro della strada. Ossia affrancato da una parte alla pensilina del bus, la 91 per l’esattezza, e dall’altra a un cartello stradale, perpendicolarmente rispetto alle corsie di marcia. Inutile dire cosa sarebbe potuto accadere se un motociclista o anche un automobilista avessero percorso il tratto di strada sabotato in modo criminale. Non è accaduto solamente grazie all’intervento dei carabinieri, a loro volta allertati, poco dopo le due di notte, da un 26enne. Il testimone ha riferito di aver visto tre uomini tirare il cavo d’acciaio e poi allontanarsi ridendo e scherzando. Immediato dunque l’intervento dei militari, che hanno per prima cosa tranciato il cavo. Grazie alla descrizione del giovane testimone è stato possibile fermare successivamente un 24enne con l’accusa di tentato omicidio in concorso. Il giovane deve rispondere dell’accusa di strage, attentato alla sicurezza dei trasporti e ricettazione visto che il cavo potrebbe essere stato rubato da un cantiere. L’arrestato avrebbe dichiarato di aver compiuto l’atto criminale per gioco, una cavolata. Aggiungendo che il motivo era la noia. Il sostituto procuratore ne ha disposto intanto l’arresto, nel carcere di San Vittore, dove avrà il tempo di riflettere. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il divertimento dei ragazzi non stava tanto nell’approntare quel piano balordo, quanto piuttosto nel rimanere nascosti ad aspettare e forse riprendere con il cellulare il disastro che sarebbe avvenuto sotto i loro occhi postando poi il video sui social. Ora per l’autorità resta da chiarire se si sia trattato di una pericolosa bravata o se dietro ci sia anche altro. Nell’attesa di nuovi, forse amari sviluppi, occorre ribadire che il fenomeno delle baby gang va diffondendosi a macchia d’olio a Milano. E, senza alzare il solito polverone di polemiche, è forse meglio predisporre i necessari interventi di prevenzione e rieducazione.

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