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“Come promesso a mia nonna. Storia di un viaggio” di Ablaye Seye. Il libro vincitore  dell’edizione del Premio letterario Faraexcelsior 2024 nella sezione Racconto/Saggio dello scorso 5 agosto

Lecce – “Con questo racconto vorrei che le persone che non hanno mai vissuto esperienze simili trovassero la risposta alle numerose domande sullo sbarco in Europa e sulla scelta dell’Italia. Circa quarantotto anime, salite a bordo di un barcone con tre donne di cui una bambina, scelgono l’incertezza di un destino senza via di uscita attraverso il mare…..”

Ablaye Seye è nato a Yeumbeul (Dakar – Senegal) il 18/08/1991. Referente territoriale nell’ambito del progetto 23 28. IMPACT – Integrazione dei Migranti con Politiche e azioni Cooprogettate sul territorio a Lecce. Mediatore interculturale e linguistico e accompagnamento attraverso Servizi pubblici e assistenza vari. Frequenta il corso di laurea in Sociologia all’Università del Salento.

Con queste motivazioni ha già vinto

all’indomani della sua pubblicazione il primo premio letterario (ex aequo) “Faraexcelsior 2024” nella sezione “Racconto/saggio” lo scorso 5 agosto.

«Il racconto di un viaggio che pochi fanno, un viaggio che cambia la vita di generazioni. Sia lodato Allah per aver concesso questo a chi l’ha concesso. È un segno, una volontà scritta nel predestinato affinché molti ne abbiano giovamento. Un racconto fatto bene, scritto bene, pensato bene se non fosse che è molto probabilmente la descrizione din un fatto reale. Complimenti per avermi fatto emozionare.» (Angelo Leva)

«L’umanità tutta è contenuta e narrata nelle vicende di una traversata in un barcone della speranza.» (Claudio Fraticelli)

«Testo di notevole maturità narrativa, intenso e dal forte tono drammatico. Da segnalare la sensibilità per la vita, pure vegetale (le piante «sono vive, si aspettano sempre una carezza da noi»). Fa intravedere delle luci, che si chiamano umanità, solidarietà, speranza.» (Giuseppe Moscati).

In un mondo che vive conflitti, carestie e sofferenza, questo libro è per Giovanni D’Agata – presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si occupa fra l’altro d’intercultura e integrazione – anche un invito a farci comprendere le ragioni in fondo alla scelta di un viaggio che per molti, troppi ancora, può non avere un ritorno e che in questo racconto trova i motivi di una speranza verso un’umanità che sappia cogliere il senso profondo di questa parola.

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