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Da lunedì il Museo archeologico nazionale di Taranto chiama Sanremo

Il MArTA chiama Sanremo. Alla vigilia dell’avvio dalla kermesse canora che celebra la musica italiana il Museo archeologico nazionale di Taranto decide di “sfruttare” il trend del momento per fare quello che è nella sua missione: comunicare in maniera semplice e accessibile la storia delle civiltà del passato.

Sui canali social del Museo di Taranto sta, infatti, per iniziare un Festival parallelo, quello di SanMArTA, che per una settimana metterà insieme musica e archeologia, abbinando a sei reperti archeologici, da conoscere meglio ed evidenziare, una canzone cult delle precedenti edizioni del famoso festival ligure.

La community del MArTA è chiamata a votare, e a vincere sarà solo il buon intrattenimento e la cultura.

“Questa iniziativa nasce con l’obiettivo – spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone – di far conoscere la nostra collezione ad un pubblico sempre più vasto, anche attraverso l’associazione con le canzoni più celebri della storia del Festival di Sanremo. Abbinare un reperto a una canzone, anche in modo ironico, ci ricorda ciò che era popolare nel IV secolo a.C. così come negli anni ‘50 del secolo scorso, o al giorno d’oggiabbattendo così le barriere temporali tra presente e passato”.

Da Nilla Pizzi (Sanremo 1952) ad Angelina Mango (Sanremo 2024), passando per molti dei vincitori morali del Festival di Sanremo del 1961 (Adriano Celentano), del 1969 (Nada), del 1982 (Albano e Romina) e del 2002 (Daniele Silvestri), in una carrellata di reperti che sembrano proprio disegnati su testi di canzoni entrate di diritto nella storia della cultura popolare del nostro paese.

Vi è il balsamario a colombina in vetro della prima metà del I secolo d.C. accanto al brano reso celebre da Nilla Pizzi, ovvero “Vola Colomba”, oppure la terracotta fittile degli inizi del III secolo a.C. che raffigura una coppia distesa su una kline nell’atto di abbracciarsi e baciarsi, abbinata ai “24mila baci” del molleggiato Adriano Celentano. E’, invece, la lekythos sovradipinta del 350-325 a.C. con una misteriosa donna dal volto coperto da un himation (mantello), a evocare il ritornello che alla fine degli anni ‘60 conquistò gli italiani con “Ma che freddo fa” di Nada. La terracotta policroma della fine del IV secolo o degli inizi III secolo a.C. ritrovata a Taranto nel 1959, che raffigura un attore comico con espressione ebbra, è stata scelta per “Felicità” di Albano e Romina. Il gioco dell’ephedrismos, che prevedeva di portare il vincitore della competizione sulle spalle, è la scena del gruppo fittile del II secolo a.C. abbinato al brano “Salirò” di Daniele Silvestri. E chissà quale sarà il reperto abbinato a “La noia” di Angelina Mango, ultima vincitrice di Sanremo 2024? Vi invitiamo a visitare le pagine social del Museo archeologico nazionale di Taranto e giocare insieme a noi!

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