Lo spettacolo della salentina Factory Compagnia Transadriatica e della modenese Tir Danza, per la regia di Tonio De Nitto e la collaborazione al movimento coreografico di Annamaria De Filippi, sarà presentato martedì 5 dicembre al “Festival For children and youth theatre” di Hamadan

Continua la
tournée internazionale dello spettacolo “
Diario di un brutto anatroccolo” della salentina
Factory compagnia transadriatica e della modenese
Tir Danza, per la regia di
Tonio De Nitto e la collaborazione al movimento coreografico di
Annamaria De Filippi.
Martedì 5 dicembre lo spettacolo sarà presentato (con tre repliche alle 10, 15 e 17.30) ad
Hamadan in
Iran per la v
entiduesima edizione dell’
International Festival for children and youth theatre. In estate lo spettacolo ha conquistato due importanti riconoscimenti al
Festival di Teatro Ragazzi di Kotor in
Montenegro, una tra le più importanti manifestazioni europee dedicate al teatro per bambini e giovani. Lo spettacolo si è aggiudicato il premio della giuria
“Città di Kotor” e il riconoscimento per la
migliore interpretazione con
Francesca De Pasquale, l’anatroccolo-cigno protagonista con
Ilaria Carlucci,
Fabio Tinella e
Luca Pastore. Dopo una nuova lunga tournée in Italia, il viaggio del
Brutto Anatroccolo proseguirà in
Spagna per due importanti tappe a
Igualada e
Barcellona.
Diario di un brutto anatroccolo – che ha già all’attivo una sessantina di repliche nei principali festival e teatri italiani e che nei prossimi mesi sarà, tra gli altri appuntamenti, alla Fira de Igualada di Barcellona e al Festival vetrina internazionale Segni d’infanzia di Mantova – coniuga il teatro e la danza a partire da un classico per l’infanzia di Andersen. Uno spettacolo attraverso il quale Factory continua l’indagine sul tema della diversità/identità e dell’integrazione attraverso un linguaggio semplice ed evocativo.
Un anatroccolo oltre Andersen che attraversa varie tappe della vita e compie un vero viaggio di formazione alla ricerca di se stesso e del proprio posto nel mondo e alla scoperta della diversità come elemento qualificante e prezioso. La nascita e il rifiuto da parte della famiglia, la scuola e il bullismo, il mondo del lavoro, l’amore che arriva inatteso e che presto può scomparire, la caccia e poi la guerra come orrore inspiegabile agli occhi di chiunque, tappe di un mondo ostile, forse, ma che resterà tale solo sino a quando il nostro “anatroccolo” non sarà in grado di guardarsi negli occhi e accettarsi così come è, proprio come accade all’anatroccolo della fiaba di Andersen che specchiandosi nel lago scopre la propria vera identità.
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