23 Apr 2025
DOMENICA 27 APRILE AL TEATRO COMUNALE DI NARDÒ LA RASSEGNA “ORBITE. MUSICHE INTORNO AL MONDO” PROSEGUE CON “P.P.P. PROFEZIA È PREDIRE IL PRESENTE” DI MASSIMO ZAMBONI.
Domenica 27 aprile (ore 20:30 | ingresso 20-15-10 euro | ticket su Dice.fm) al Teatro Comunale di Nardò con “P.P.P. Profezia è Predire il Presente” di Massimo Zamboni prosegue “Orbite. Musiche intorno al mondo“. La rassegna, ideata e promossa dall’associazione Uasc – musiche circolari, rientra nel progetto “Creativitour. Percorsi per un turismo creativo”, sostenuto da Fondazione con il Sud, curato da Diotimart, con il coordinamento di Antonio Santoro, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Nardò e altri partner.
P.P.P. PROFEZIA È PREDIRE IL PRESENTE
Il chitarrista, cantautore e scrittore, fondatore di CCCP-Fedeli alla Linea e CSI, presenterà un reading|concerto ricco di sfaccettature, così come lo sono l’anima e le idee di Pier Paolo Pasolini, al quale il progetto è dedicato nel cinquantesimo anniversario della sua uccisione. Lo spettacolo è anche uno speciale CD con digipack formato DVD in cui è inserito un libretto di 32 pagine, uscito per Le Vele – Egea Records. Un album pervaso da quel dolore civico profondo che accompagna incessantemente il percorso di P.P.P. come uomo e come intellettuale che ha saputo profetizzare e percepire la trasformazione lacerante dell’Italia. Più che un disco, un’opera letteraria trasposta in musica. Più che canzoni, capitoli che ripercorrono e ricostruiscono una storia unica e controversa, preziosa e drammatica. Quella di uno dei maggiori intellettuali italiani di sempre. In scena canti popolari, un omaggio a Giovanna Marini (“Lamento per la morte di Pasolini” e “Beati noi”), brani estratti dalla lunga carriera del musicista emiliano, tre inediti (“La rabbia e l’hashish”, “Cantico cristiano” e “Tu muori”), letture tratte da Pasolini e testi di Zamboni che conducono lungo un tragitto sempre più scuro, quasi desolato, per accompagnare il pensiero e la fine del pensare dell’autore corsaro.

PIER PAOLO PASOLINI
«Un Pasolini multiforme, inafferrabile, che ha affrontato inimicizie insanabili, disumane, e un isolamento altrettanto feroce. Eppure, ancora oggi, non possiamo prescindere dalla sua intelligenza, da quel suo sguardo che taglia come un laser ed è capace di offrire squarci di una compassione profondissima», sottolinea Zamboni. Una narrazione a tema che parte dal suo Friuli, dalla lingua che Pasolini ha lottato per portare a una dignità cancellata dal moderno, passando per lo sgomento verso la cecità di tutti, ponendo una speranza pre-politica nella capacità rigenerativa di un popolo che ormai non si può più chiamare tale. Un entusiasmo per la rivoluzione portoghese, tra gli ultimi sussulti positivi di un continente, e poi il declino, il cadere, il rimpicciolirsi. Un innamoramento finale per la sconfitta, fino a quel 2 novembre 1975 dove la notte di Ostia schianta definitivamente ciò che tanti avrebbero auspicato veder schiantare: una persona non grata, da far tacere, ma la cui parola è più presente e necessaria che mai. Un pensiero che, nonostante i plurimi tentativi, non è stato schiacciato da chi lo avrebbe voluto ridurre, impoverire e semplificare. E che si presenta più attuale che mai.
MASSIMO ZAMBONI
Agli inizi degli anni ’80, dopo un periodo nella Berlino del Muro e delle case occupate, tornato a Reggio Emilia (dove è nato nel 1957) fonda assieme a Giovanni Lindo Ferretti il gruppo CCCP-Fedeli alla Linea. L’Europa dei blocchi est-ovest, le case occupate, la decadenza dell’impero sovietico, il realismo inquieto del vivere in una provincia divisa tra un cuore filosovietico e una pratica filoamericana, fascinazioni popolari e musica melodica, condizione giovanile e tradizione: tutto questo si mescola nelle canzoni di CCCP, nel loro “punk filosovietico”. I titoli degli album sono veri e propri programmi politici: “Ortodossia”, “Compagni cittadini fratelli partigiani”, “Affinità e divergenze tra il compagno Togliatti e noi”, “Socialismo e barbarie”. Canzoni che ancora oggi esercitano un fortissimo richiamo per il pubblico italiano. L’esperienza CCCP termina nel 1989, alla caduta del Muro di Berlino. Il decennio successivo vede la nascita di un nuovo gruppo: CSI – Consorzio Suonatori Indipendenti. La popolarità del gruppo è immediata, tanto da portarli ai vertici della classifica discografica, pure con canzoni impegnative, salmodianti, con tematiche incentrate sulla vicina guerra nei Balcani, la memoria e la Linea Gotica, la fine del mondo occidentale, e incursioni in mondi lontanissimi e vicini, Mostar, la Mongolia, il Finisterre francese. Attorno al gruppo si coagula un vero e proprio movimento musicale, Consorzio Produttori indipendenti, con decine di album prodotti, che portano alla ribalta nazionale numerosi gruppi. Terminata l’esperienza CSI, dal 2000 comincia un lungo periodo di sperimentazione e ricerca, che porta Zamboni a comporre album come solista, incentrandoli su tematiche che analizzano la condizione umana nei suoi aspetti più intimi e drammatici, e assieme collettivi: la sconfitta, l’inermità, l’estinzione. Nel frattempo comincia la collaborazioni con numerosi altri artisti, in particolare Nada, Angela Baraldi, Cisco. Realizza diverse colonne sonore per il cinema, lungometraggi, documentari e corti sperimentali e pubblica numerosi libri.
ULTIMO APPUNTAMENTO | EUGENIO BENNATO
Sabato 17 maggio (ore 20:30 | ingresso 20-15-10 euro | ticket su Dice.fm) la rassegna Orbite si concluderà al Teatro Comunale di Nardò conil quartetto del cantautore, musicista e polistrumentistaEugenio Bennato, il grande Maestro della musica popolare italiana. Con Taranta Power ha dato nuova linfa ed aperto mercati internazionali alle grandi tradizioni musicali dei nostri sud. Giunto a quasi cinquant’anni di carriera, continua ad essere un riferimento per la modernità dei suoni e l’attualità dei testi, incentrati sugli argomenti più “caldi” della nostra contemporaneità: migrazioni, rispetto delle diversità, solidarietà, pericoli della globalizzazione e del capitalismo estremo. Dalle sponde sud del mediterraneo, dal pensiero meridiano, dagli incontri con le storie e le culture diverse, Eugenio Bennato ha scritto la sua storia personale di ritmi e parole, sempre coerente a se stesso e alle sue idee.