5 Mag 2023
Dramma a Montefalcione: usa il cellulare nella vasca da bagno, giovane muore fulminata
Maria Antonietta Cutillo è morta così, a soli 16 anni
Morire folgorati mentre si utilizza lo smartphone in carica durante un bagno nella vasca. E’ l’ennesima terribile tragedia riportata dalla cronaca che si è verificata il 3 maggio, a Montefalcione, provincia di Avellino in Campania. Maria Antonietta Cutillo, una ragazza appena 16enne, è morta folgorata per aver fatto cadere il cellulare nella vasca da bagno. Una morte avvenuta in diretta video durante la chiamata con l’amica. Secondo le prime ricostruzioni la caduta accidentale nell’acqua del telefonino, attaccato alla corrente, avrebbe innescato la scossa fatale. «Quella scena non la dimenticherò mai e poi mai, si sfoga l’amica del cuore suoi social rievocando quegli istanti. L’ultima chiamata, l’ultima risata insieme, l’ultima scemenza insieme. Ho la tua voce che mi rimbomba in testa, ho i tuoi occhioni verdi davanti, ho la tua risata in mente».La sua amica per la pelle, con la quale condivideva anche il banco di scuola, non c’è più. Resta, per ora, la sua memoria digitale, affidata appunto ai social e fatta di selfie, qualche video. Fatta dei sogni di un’adolescente che voleva diventare grande e fare la chef. Anche la sua scuola ha scelto i social per postare una foto del banco di Mary (come la chiamavano gli amici) con sopra un mazzo di fiori bianchi e la scritta: «A te, dolce angelo, va il nostro pensiero e il nostro affetto, un bene tanto naturale da provare per una ragazza seria, solare e benvoluta da tutti, come te». Ogni anno si registrano diverse morti per folgorazione e numerose elettrificazioni (scosse elettriche senza conseguenze mortali) legate all’uso del telefono in bagno, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale per la sicurezza elettrica. Gli esperti, spiegano che: «L’acqua è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia. Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla». La spiegazione è corretta, almeno in parte. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Non a caso, cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature, fino a 3 metri e a 60 minuti. Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni. C’è un però: la potenza da 220 volt di cui parla l’esperto non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento. Le cause vanno allora ricercate altrove. Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt). Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire. Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa. Una potenza sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta dell’ennesimo caso segnalato e rimbalzato alle cronache circa i rischi connessi all’uso di telefonini e smartphone che sono diventati oggetti insostituibili nella vita di ognuno di noi. Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d’informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi.