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GLI “ANTICHI MESSALI” AL MUSEO DIOCESANO DI UGENTO

MOSTRA APERTA AL PUBBLICO DA DOMENICA 23 AGOSTO

Il Museo Diocesano di Ugento – S. Maria di Leuca comunica che da
Domenica 23 agosto sarà possibile visitare una nuova esposizione
dedicata agli “Antichi Messali” e che l’iniziativa prende avvio
dall’uscita del nuovo messale romano che avverrà nel prossimo novembre.
Il Museo vuole offrire al visitatore la possibilità di ammirare
alcuni dei più bei tesori d’arte presenti nella Cattedrale e nelle
altre Chiese della Diocesi e si trova a Ugento, presso i sotterranei
della Chiesa Cattedrale, in Salita Brancia ed è aperto nei seguenti
orari: Martedì e Giovedì, dalle ore 10.00 alle 12.00 (su prenotazione)
e Sabato, Domenica, Lunedì: dalle ore 18.30 alle 21.30, per maggiori
informazioni e prenotazioni: 3286780976 -3420512961 (anche whatsapp).


In merito alla Mostra degli “Antichi Messali”, Don Gianluigi Marzo,
Direttore del Museo Diocesano di Ugento – S. Maria di Leuca, dichiara:
“Ho accolto con interesse lo spunto suggeritomi da don Rocco Frisullo,
direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, che ringrazio al contempo
per aver curato personalmente tutta la cronistoria dell’evoluzione di
questo fondamentale libro liturgico, ed ho fortemente premuto perché
si potesse preparare in anteprima la mostra per tutti i turisti e
visitatori che in questo mese di agosto sono tra noi”
Don Gianluigi Marzo in merito al Museo Diocesano aggiunge: “Nel Paese
delle meraviglie artistiche, qual è la nostra Italia, sarebbe forse un
controsenso parlare di musei, essendo ben noto che tutta quanta la
penisola sia un Museo all’aperto…E, personalmente mi piace anche
pensare che questo grande Museo abbia al suo interno innumerevoli
stanze: più di cinquemila. Tanti e più, forse, sono infatti i musei
riconosciuti in Italia.Tra questi, vi è anche il Nostro Museo
Diocesano di Ugento, nato nel 2005 sotto la direzione di don Giuseppe
Indino, coadiuvato dai giovani dell’associazione “Domus Dei”, che da
allora gradualmente sta divenendo un punto di riferimento della storia
artistico – culturale della nostra Chiesa in particolare. Dico un
punto e non il, perché in effetti, più che essere un contenitore
d’arte, così come probabilmente la stragrande maggioranza delle
persone intende oggi il termine museo, il nostro è particolarmente
suggestivo già solo per la storia dell’edificio che lo ospita oltre
che per le ricchezze contenutevi.
Si tratta infatti delle stanze sotterranee della cattedrale che
fungevano da ossari. Ciò che potrebbe sembrare macabro ad una prima
considerazione, riflettendo in un secondo momento risulterebbe essere
il luogo più indovinato perché offre una riflessione profonda sul
sentimento che suscita la contemplazione di un monumento, di una tela,
una scultura: far “rivivere” allo spettatore il suo tempo. Come nel
passo di Ezechiele 37,1-14 in cui Dio chiede al profeta: “Figlio
dell’uomo potranno queste ossa rivivere?” questi ambienti fanno
rivivere e conoscere la storia di questa chiesa diocesana attraverso i
dipinti, le sculture lignee, paramenti episcopali, vasi e
suppellettili sacre che ricoprono un tempo storico artistico che va
dal 1400 al 1900, e passano ovviamente per un periodo rigoglioso per
l’arte leccese qual è il barocco. Creazioni di manifattura napoletana
oltre che leccese (si vedano gli abiti liturgici) che vedono coinvolti
pittori come Donato Antonio D’Orlando e Onofrio Messina o argentieri
quali Carlo Schisano e Andrea De Blasio.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché visitare il Museo diocesano
ugentino. Per un semplice motivo: perché nel museo il visitatore non
troverà una seconda volta, ciò che ha già ammirato la prima volta che
vi è entrato. È un museo in continua trasformazione e rinnovamento.
Come nella visione di Ezechiele le ossa ritornano ognuna legata al
suo corrispondente, crescono i nervi e la carne e su questa la pelle,
così il nostro museo si sviluppa e cresce nelle varie iniziative
culturali e nelle diverse mostre tematiche che si succedono durante
l’anno, coinvolgendo tipologie di pubblico, dagli adulti ai bambini,
dai cultori ai turisti, dagli storici agli artisti, cercando,
attraverso varie tecniche di approccio con le opere, di rendere
protagonisti e non solo spettatori tutti coloro che lo visiteranno,
affinché la conoscenza, la stima e la comprensione dell’arte siano
alla portata di tutti e si sviluppi sempre più la cultura della
meraviglia del nostro Paese.”

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