28 Dic 2022
“Il benessere equo e sostenibile nella provincia di Lecce”
E’ stato pubblicata l’edizione 2022 del fascicolo “Il benessere equo e sostenibile nella provincia di Lecce”, frutto della collaborazione tra l’Ufficio di Statistica della Provincia di Lecce ed il Coordinamento degli Uffici di Statistica delle Province Italiane (CUSPI), organismo tecnico dell’Unione Province d’Italia (UPI).
Il lavoro analizza i principali indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) riferiti al territorio provinciale, con l’obiettivo di rappresentare lo stato di salute generale del territorio, dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, anche in rapporto al corrispondente dato regionale e nazionale.
Il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva evidenzia: “Con la partecipazione al progetto la Provincia di Lecce ha inteso mettere a disposizione un insieme di dati e conoscenze che possano contribuire alla migliore programmazione e valutazione delle politiche pubbliche locali, anche nell’esercizio delle funzioni fondamentali delle Province in materia di raccolta ed elaborazione dati e assistenza tecnica ed amministrativa agli enti locali del territorio. Sono dati molto interessanti ed utili, di cui faremo tesoro nelle nostre scelte future”.
Il fascicolo, alla sua settima edizione, è disponibile sul sito istituzionale della Provincia (dalla sezione “In primo piano” e all’indirizzo www3.provincia.le.it/statistica/pubblicazioni.html oltre che sul sito dedicato: www.besdelleprovince.it)
La pubblicazione, che rientra nel progetto più ampio “Il BES delle province”, si inquadra nell’ambito del dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del PIL”, nella convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma includere anche misure di diseguaglianza e sostenibilità.
In particolare, le 11 dimensioni del BES analizzate riguardano: Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi.
Il fascicolo è parte di una pubblicazione coordinata che analizza i principali indicatori di Benessere Equo e Sostenibile in 23 province italiane e 8 città metropolitane. La realtà provinciale è analizzata mediante una selezione di indicatori con caratteristiche di elevata qualità, ma anche di continuità e di elevato dettaglio territoriale. Ciascun indicatore è sistematicamente confrontato con i corrispondenti indicatori regionali e nazionali ed è accompagnato da una scheda che ne illustra il significato.
Ecco, in sintesi, alcuni risultati emersi dall’analisi delle diverse dimensioni esaminate. In tema di salute, l’aspettativa di vita per chi nasce nella provincia è superiore a quella di Puglia e Italia. Le donne della provincia vivono in media 84,7 anni e, analogamente a quanto accade nel resto del territorio nazionale, risultano essere più longeve rispetto agli uomini, per i quali l’aspettativa di vita è di 80,3 anni. L’indicatore è inferiore rispetto a quello registrato negli anni precedenti alla pandemia da Covid-19, evidenziando una temporanea interruzione nel processo di generale miglioramento della longevità in atto.
Gli indicatori relativi all’istruzione e formazione vedono gli studenti della provincia ottenere, nel contesto regionale, punteggi più elevati nelle prove di competenza Invalsi, prossimi al dato nazionale. Ciò nonostante sono ancora numerosi i NEET, ossia i giovani tra i 15 ed i 29 anni che non lavorano né studiano: essi sono il 29,4 per cento del totale, rispetto ad una media italiana del 23,1 per cento. Solo il 21,1 per cento dei giovani tra 25 e 39 anni ha completato un corso di studi universitario, contro un corrispondente dato italiano del 28,1 per cento.
I giovani della provincia, tuttavia, si distinguono nell’ambito tecnico-scientifico: nella provincia i residenti che hanno conseguito nell’anno un titolo di livello terziario nelle discipline scientifico-tecnologiche costituiscono il 34,4 per mille dei giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni. Si tratta di una quota che supera sia il dato regionale e soprattutto quello nazionale, pari rispettivamente a 31,5 e 27,3 per mille.
In tema di lavoro, il tasso di occupazione mostra che, localmente, poco più della metà della popolazione in età lavorativa è occupata (50,6 per cento). Il dato è sostanzialmente allineato alla media regionale, ma distante da quella nazionale (62,7). D’altro canto il tasso di disoccupazione (15-74 anni) è pari al 15,4 per cento, superiore al valore regionale (14,6 per cento) e nazionale (9,5).
In aggiunta, un’ampia quota della popolazione, in special modo la componente femminile, pur potenzialmente disponibile a lavorare, talvolta abbandona scoraggiata la ricerca attiva di occupazione. Ne segue, per le donne, un tasso di occupazione inferiore di 22,8 punti percentuali rispetto a quello degli uomini.
Relativamente alle nuove generazioni, tra i ragazzi di 15-29 anni è occupato il 25,2 per cento, un tasso più elevato di quello livello regionale (23,6), ma inferiore alla media nazionale (31,1). Per questa fascia di età, inoltre, si rileva un tasso di disoccupazione pari al 28,7 per cento, superiore alla media pugliese (27,2) e italiana (17,9).
In termini di benessere economico, i residenti nella provincia di Lecce dispongono in media di un reddito imponibile medio per contribuente pari a 15.105 euro, prossimo alla media regionale (15.666 euro), ma inferiore a quella nazionale (19.796 euro). Il valore risente certamente dell’importo relativamente basso delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, dovuta sia alle caratteristiche strutturali dell’occupazione provinciale, sia al minor numero medio di giornate lavorate nell’arco dell’anno. Anche l’importo medio annuo delle pensioni, pari nella provincia a 8.376 euro, è esiguo se confrontato con la media di Puglia e Italia, anche perché i pensionati percepiscono con maggiore frequenza assegni di entità inferiore a 500 euro.
Le istituzioni della provincia si dimostrano relativamente inclusive nei confronti di donne e giovani. Infatti, la carica di consigliere comunale è rivestita da donne nel 34,5 per cento dei casi, contro una media regionale del 33,5 per cento e nazionale del 33,7. Inoltre, gli amministratori locali con meno di 40 anni di età sono localmente il 25,1 per cento del totale, un dato anch’esso superiore a quello pugliese (23,7), ma inferiore a quello italiano (26,1).
La provincia di Lecce mostra in tema di sicurezza un tasso di omicidi pari a 0,3 uccisioni ogni centomila abitanti, inferiore alla media di Puglia e Italia. Anche il complesso dei reati predatori risulta nella provincia decisamente meno diffuso che altrove, registrandosi nell’anno 15,6 rapine denunciate per centomila abitanti, un tasso sensibilmente inferiore rispetto alla media pugliese (30,2) e italiana (33,6). La situazione di vantaggio rispetto agli altri territori si attenua, invece, per i reati di truffa e frode informatica, per i quali la provincia, con 353,7 casi ogni centomila abitanti, supera notevolmente la media regionale (130,6) pur rimanendo al di sotto di quella nazionale (417,5).
Relativamente al patrimonio culturale gli istituti di antichità e d’arte appartenenti allo Stato accolgono ancora limitati i flussi di visitatori, come accade in gran parte delle aree del Mezzogiorno. La provincia si colloca bene, invece, per quanto riguarda la dotazione complessiva di risorse del patrimonio culturale, ossia il numero dei beni immobili culturali, architettonici e archeologici, registrati nel sistema informativo “Vincoli in rete”, che per la provincia è pari a 78,3 unità ogni 100 chilometri quadrati, superiore alla media di Puglia (45,9 unità) e Italia (72,9).
Relativamente al paesaggio, la diffusa presenza di aziende agrituristiche, in gran parte localizzate in prossimità della costa, può essere considerata un buon indice di orientamento del territorio alla valorizzazione delle sue risorse, specie costiere. In particolare, localmente si registra una densità di strutture pari a 14,2 aziende per 100 kmq, in crescita negli anni e notevolmente superiore alla media della Puglia (4,9 aziende), ma anche dell’Italia (8,3).
In tema di sostenibilità ambientale si osserva che l’energia da fonti rinnovabili prodotta nella provincia copre gran parte dei consumi elettrici del territorio. Il rapporto tra energia sostenibile prodotta e consumi elettrici è infatti del 53,8 per cento, valore che, pur non superando la media regionale (64,9 per cento), si colloca ben al di sopra di quella nazionale (41,6). Per la provincia l’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici costituisce l’82,9 per cento dell’energia complessivamente prodotta da fonti rinnovabili (idrica, geotermica, fotovoltaica, eolica e bioenergie), una quota notevolmente al di sopra della media regionale (36,2 per cento) e nazionale (21,5). Il numero di impianti fotovoltaici installati, d’altra parte, è nella provincia pari a 6,6 unità per chilometro quadrato, doppio rispetto alla media di Puglia (3,0) e Italia (3,4), con una capacità produttiva media per impianto di 52,0 megawattora.
Per quanto riguarda la mobilità dei giovani laureati, analogamente alle altre aree della Puglia e del Mezzogiorno, anche la provincia di Lecce si caratterizza per un numero di giovani laureati residenti che lasciano il territorio sensibilmente superiore a quanti rientrano. Ne deriva un tasso migratorio negativo pari a -21,2 per mille laureati nella fascia 25-39 anni. Tra essi sono soprattutto i maschi a mostrare una maggiore propensione a trasferirsi (-23,1 per mille) rispetto alle coetanee femmine (-19,9 per mille), come accade generalmente anche a livello regionale e nazionale.
Le imprese attive nel settore culturale e creativo costituiscono nella provincia il 4,0 per cento delle imprese complessive, mentre il dato di Puglia è pari al 3,4 per cento e quello di Italia al 4,5. La quota di occupazione in attività culturali e creative è del 4,1 per cento, allineata alla media regionale (4,1 per cento) ed inferiore a quella nazionale (5,8).
Gli indicatori sulla qualità di alcuni servizi pubblici mostrano, nella provincia, un quadro in miglioramento, per molti versi simile a quello della Puglia nel complesso, talvolta meno allineato a quello italiano.
In tema di servizi per l’infanzia, la percentuale di bambini fino a 2 anni di età che usufruisce dei servizi comunali di asilo nido, micronido o di prestazioni integrative è pari al 10,1 per cento. Tale quota, in crescita negli anni e superiore alla media pugliese (8,8 per cento), risulta tuttavia inferiore a quella italiana (13,7 per cento). I Comuni che offrono servizi per l’infanzia sono nella provincia l’80,2 per cento del totale, una quota meno elevata rispetto alla media regionale (84,8 per cento), ma decisamente superiore al dato nazionale (60,1 per cento).
In termini di emigrazione ospedaliera, i nosocomi della provincia vedono il 7,7 per cento degli utenti rivolgersi a strutture sanitarie al di fuori della Puglia, più spesso di quanto non accada generalmente in Italia (7,3 per cento).
Gli indicatori che hanno come oggetto public utilities evidenziano che gli utenti del servizio elettrico subiscono annualmente in media 4,6 interruzioni accidentali senza preavviso, una frequenza superiore a quella rilevata in ambito regionale (3,8 interruzioni) e più che doppia rispetto alla media nazionale (2,1).
La quota di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata, rapportata al totale dei rifiuti raccolti, è pari al 57,3 per cento. Il dato, in costante aumento nel tempo, supera la media pugliese (54,5 per cento) pur rimanendo al di sotto rispetto al valore italiano (63,0).
L’accesso a internet con connessione di nuova generazione ad altissima capacità è potenzialmente garantito all’11,8 per cento delle famiglie residenti nella provincia, un dato che dimostra un evidente gap rispetto al resto della Puglia e dell’Italia dove la quota di famiglie servite è rispettivamente del 34,4 e del 44,4 per cento.
Gli istituti di pena localizzati nella provincia appaiono sovraffollati, contandosi in essi una presenza media di 138,5 detenuti ogni 100 posti disponibili, situazione comune a quella riscontrata in media in ambito regionale (129,3 detenuti) e critica se confrontata al dato nazionale (106,5).