18 Set 2020
Monopattini elettrici. Sarà il caso di rivedere le norme per la guida e per la circolazione?
E’ una delle novità più visibili nelle nostre città in questo periodo pandemico, anche grazie al contributo statale del 60% che il legislatore ha ritenuto di attribuire per una migliore mobilità ecologica.
Per capire quali sono le regole di riferimento, oltre all’art.190 del codice della strada, abbiamo consultato la rivista Polizia Moderna, e tutti i dubbi che si possono avere (tecnici e logistici) sono affrontati e ben spiegati (1). Comunque, senza patente e senza assicurazione, si può guidare da 14 anni (casco fino a 18) in su.
Le regole e quelli che violano le regole
Come tutti i mezzi di trasporto in mano ad esseri umani, ci sono le regole e quelli che violano le regole. In questo ultimo caso: chi trucca il motore per aumentare la velocità consentita di 25 Km/h e chi si comporta come spesso accade con motorini, auto e bici (usati dove non dovrebbero – marciapiedi, strade con limite oltre i 50 Km/h, su strade normali pur in presenza di piste ciclabili, contromano, etc -, due persone, con carichi di bagagli ingombranti, etc).
Ovviamente, al momento sembra che la maggior parte degli utenti rispettino le regole perché, anche se – per la novità in sé – fanno più notizia dei problemi della vita quotidiana, ci sono pochi morti, pochi feriti, pochi danni, poche infrazioni (2).
Lo sharing dei Comuni
Nel contempo, sono diversi i Comuni che si stanno attrezzando per rendili disponibili a noleggio urbano (sharing). Dove già questo è possibile, non si possono non vedere soprattutto perché, finito il noleggio, vengono lasciati nei luoghi più incredibili, visibili e fastidiosi (in senso pratico ed estetico). Come già accade per le bici, come sta accadendo per le bici elettriche. Complice il fatto che ai monopattini non ci abbiamo ancora fatto l’occhio come parte integrante del tessuto urbano degradato, questi nuovi mezzi elettrici ci sembrano maggiormente invadenti e intrtusi.
Comportamenti e alcune problematiche di chi rispetta le regole
A questo aggiungiamo alcune problematiche che – per esperienze dirette e segnalazioni – la presenza di questi mezzi, ad una mobilità urbana disastrata che caratterizza le nostre città, hanno aggiunto:
– sfrecciano poco visibili (specialmente in assenza di luce naturale) nelle strade (ci riferiamo a quelle dove è consentito loro la circolazione) e sono guidati da persone che talvolta non hanno nessuna educazione stradale se non quella ricevuta informalmente alle scuole elementari;
– sfrecciano sulle piste ciclabili.
Questi due comportamenti avvengono ad una velocità (25 Km/h) che talvolta è uguale o superiore a quella dei veicoli, con gimkane tra quelli fermi o con andatura rallentata, in ripresa o per fermarsi. Velocità di 25 Km/h che sulle piste ciclabili è sostenuta rispetto alle media di ciclisti che non usano bici da corsa o non stanno facendo gare tra loro.
… e chi le regole non le rispetta
In entrambi i casi, quindi, rappresentano una turbativa e un pericolo, per se stessi e per gli altri mezzi circolanti (auto, moto e bici che siano). Quando la turbativa si trasforma in incidente, occorre considerare che abbiamo a che fare con un mezzo lanciato ad una certa velocità dove l’unico modo di controllo della stessa è il polso del conducente (e non l’intero corpo come per le bici) o la stabilità del mezzo (come in moto e/o auto). E questo nelle mani anche di chi non ha ricevuto un’autorizzazione/abilitazione alla guida di un veicolo a motore.
A questo comportamento che è consono a chi rispetta le regole, ovviamente, dobbiamo aggiungere quello di chi le regole le rispetta a singhiozzo (marciapiede, contromano, strade anche in presenza di piste ciclabili, due persone su un mezzo, bagaglio ingombrante, etc) o non le rispetta per niente (monopattini truccati che, da quanto si legge su alcuni media, possono anche arrivare a 50-70 Km/h).
Questa la fotografia della situazione. Qualcosa sembra che non stia funzionando come aveva pensato chi ha autorizzato i monopattini elettrici con queste regole. A nostro avviso occorre agire subito per affrontare le difficoltà e anomalie sul nascere. Oppure dobbiamo aspettare che morti, feriti e incidenti comincino ad essere numeri con diversi zero accanto?
Cosa fare per farsi meno male?
Noi non siamo tecnici di mezzi di locomozione e di mobilità urbana. Siamo utenti e consumatori di questi servizi e vorremmo evitare di dover dire un NO secco ai ragazzi di 14 anni che, modaioli o meno che siano, ci chiedono di usare/avere il più trend dei sistemi di mobilità privata oggi sulla cresta dell’onda.
Un punto fermo è certo: l’educazione alla legalità
Che, oltre che dai genitori, dovrebbe essere impartita da autorità che siano credibili e che stimolino confidenza. Che non sono cose che in automatico sono tali per il fatto stesso di essere autorità, ma vanno conquistate sul campo. Campo che oggi è molto minato da annoso discredito che queste autorità hanno guadagnato non rispettando spesso le loro stesse regole. Alcuni esempi: piste ciclabili che finiscono nel nulla o che sono finte perché “programmate” per essere perennemente invase da altri mezzi; cartellonistica stradale abbandonata dopo la sua installazione temporanea; altrettanta cartellonistica impossibile da rispettare tipo limiti di velocità di 10 Km/h, fino a tutti i metodi di sosta e di autovelox installati solo per fare cassa e non per garantire la sicurezza.
L’autorità per essere credibile non ha alternative al rigore e al rispetto delle sue stesse regole, senza interpretazioni che spesso sono forzature solo per trarne dei vantaggi economici o di incapacità di agire diversamente (3).
Per gli aspetti tecnici dei mezzi e della mobilità urbana, al momento non possiamo che rimetterci -calorosamente invitandoli – alla capacità e volontà di legislatori e amministratori. A cui non sarebbe male aggiungere suggerimenti (ammesso che qualcuno abbia voglia e metodo di ascoltarci). Queste nostre osservazioni potrebbero essere una buona occasione.