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OMAGGIO ALLA MEMORIA DELLE VITTIME DEL NAUFRAGIO DELLA NAVE “ORIA”

Il 12 febbraio 1944, nel mare Egeo, naufragò il piroscafo norvegese “Oria” e si registrò la scomparsa di 4mila soldati italiani, dei quali 121 salentini.

Per ricordare quel giorno e commemorare le vittime della tragedia, il Comune di San Donato di Lecce, con il patrocinio della Provincia di Lecce e dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia-sezione provincia di Lecce, ha promosso un incontro pubblico per domani, mercoledì 11 febbraio, alle ore 18, nell’aula consiliare.

L’incontro sarà aperto dai saluti del presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone e del sindaco di San Donato Ezio Conte. Ad introdurre e moderare sarà Emanuele Dell’Anna, consigliere comunale delegato alla Cultura, che ha curato l’organizzazione della manifestazione.

Le relazioni saranno a cura di Pati Luceri (“Il contributo dei militari italiani all’estero dopo l’8 settembre 1943”) e di Maurizio Nocera, segretario provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (“I dispersi salentini leccesi della Nave Oria nel Mar Egeo”).

Seguiranno gli interventi del Console Onorario di Grecia in Puglia Stelio Campanale e della presidente della Comunità ellenica San Nicola di Myra Maria Theodoridou. In programma anche delle testimonianze da parte di alcuni familiari: Antonio Perrone di Trepuzzi e Salvatore Dell’Anna di San Donato di Lecce. A conclusione dei lavori si terrà anche un momento di preghiera corale, alla presenza del parroco di San Donato di Lecce Don Luca e di un prete greco-ortodosso.

Sulla nave “Oria” viaggiavano anche tre giovani soldati di San Donato di Lecce: Salvatore Dell’Anna, Antonio Rizzo e Giovanni Ingrosso.

Nell’autunno del 1943, dopo la resa delle truppe italiane in Grecia, i tedeschi dovettero trasferire circa 17.000 prigionieri italiani via mare. Per questi trasporti utilizzarono vecchie carrette del mare, che venivano stipate di prigionieri oltre ogni limite.

L’ “Oria” fu tra le navi scelte per il trasporto dei prigionieri italiani. L’11 febbraio del 1944 partì da Rodi diretta al Pireo, con a bordo 4046 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazi-fascismo (43 ufficiali, 118 sottufficiali, 3885 soldati), 90 militari tedeschi e l’equipaggio norvegese. L’indomani, a causa di una tempesta, affondò presso Capo Sounion. Dei soldati italiani solo 37 riuscirono a salvarsi nell’attesa dei soccorsi, che giunsero con due giorni di ritardo a causa delle pessime condizioni meteo. Anche il comandante norvegese Bjarne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina furono salvati insieme a 6 tedeschi, un greco e 5 uomini dell’equipaggio. Su quella vecchia nave che si spostava nel Mediterraneo nella totale mancanza di sicurezza nautica, i militari italiani non erano trattati come traditori e viaggiavano quasi sicuramente alla volta dei campi di concentramento nazisti.

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