24 Set 2012
Pdl, Mantovano: azzeramento per costruire
Quanto propone Gianni Alemanno quando parla di azzeramento del Pdl non è qualcosa “contro”, ma è qualcosa “per”. Certamente “per” respingere condotte che, senza scomodare il moralismo, sono anzitutto irritanti, soprattutto se poste a confronto con le accentuate difficoltà di vita quotidiana della gran parte degli italiani. “Per” mettere da parte pseudo soluzioni; il disgusto provocato dai fatti degli ultimi mesi non è figlio del certificato anagrafico, se è vero – per es. – che i protagonisti di certe gesta sono in larga parte “giovani” e “nuovi”. Né l’alternativa può essere la ricomposizione delle formazioni originariamente confluite nel Pdl: è fuorviante evocare lo scontro fra ex An ed ex Forzisti, quando l’elettorato moderato ragiona già in termini di dialettica fra il vecchio Pdl e ciò che può proporsi con credibilità e programmi come nuovo riferimento di quell’area. Infine, “per” non accontentarsi di un maquillage, di un semplice cambio di nome o di qualche dirigente sostituito qui o là. Non sarà facile costruire in breve tempo uno schieramento politico che unisca il meglio chi non ha esperienze politiche e intende spendere la propria credibilità maturata in altri settori della vita sociale e il meglio di ciò che, nonostante tutto, il centrodestra ha espresso in questi anni. Come non è stato facile 20 anni fa, quando il centrodestra italiano nacque su impulso di Silvio Berlusconi – ma ci si è riusciti -, così oggi è indispensabile avviare un’aggregazione dal basso, che è qualcosa di più ambizioso rispetto a un semplice rimescolamento interno al Pdl.